Dopo un’attesa durata ben 4 anni, Sony toglie il velo alla nuova A6700: sensore BSI, doppio processore e chip AI in un corpo meglio bilanciato in mano. Una vera e propria ammiraglia in formato ridotto.
La domanda “Che fine hanno fatto le A6xxx?” ha tenuto banco per tutto il corso degli ultimi due anni, non trovando mai risposta. Per carità, l’azienda ha presentato sì un modello APS-C, ma non certo con il fotografo in mente. Per cui, dalla presentazione di A6600, da quel 2019, di questa linea si sono perse le tracce; sembrava quasi che questo malcontento serpeggiante si potesse trasformare per molti in una cocente delusione. Ma ora possiamo dire che finalmente ci siamo. Dopo tanti anni Sony ha ceduto alle richieste e alle pressioni dei fotografi appassionati e oggi può presentare la nuova A6700 facendo quasi tirare a tutti un sospiro di sollievo. Il tempo delle domande e delle richieste è finito, ora il prodotto c’è. E non è un semplice upgrade: è tutta nuova, sia dentro che fuori.
A volte però bisognerebbe fare un mea culpa: troppo spesso le nostre richieste sono infondate. Che senso ha presentare una nuova fotocamera ogni anno se poi le innovazioni non ci sono? Se poi è “uguale” alla precedente o con un megapixel in più o in meno? Sarebbe un controsenso. Per fortuna l’epoca in cui si presentava un prodotto all’anno di dubbia evoluzione, che ho ribattezzato “l’epoca dei cestoni del Mediaworld”, è finita. Dico questo perché circa due anni fa, con ZV-E10, Sony ha ricalcato le specifiche di A6600 presentandolo come un modello attuale per l’epoca: le due condividono infatti la stessa struttura di base fatta di sensore, processore, sistema AF e qualità video ma una è pensata per i fotografi e l’altra per i content creator. Un po’ un riciclo? Forse sì, però non per forza un male.
Ora quel momento è arrivato. Dopo quattro anni fatti di nuove tecnologie, una linea di demarcazione tra il passato ed il presente si doveva mettere. Con A6700 Sony non va quindi a “pensionare” definitivamente A6600 per le ragioni che vi ho detto poco sopra ma vuole rappresentare lo stato dell’arte delle sue più recenti innovazioni. Non solo quindi attraverso un sensore BSI ma anche attraverso un doppio processore, un chip AI e quasi il doppio dei punti AF. Si viene quindi a creare un dualismo simile e la stessa coesistenza che intercorre tra A7 III e A7 IV.
Questa nuova APS-C ammiraglia introduce svariate migliorie a livello tecnico: sensore BSI CMOS Exmor R da 26 Mpxl, raffica da 11 fps, doppio processore Bionz XR, chip AI abbinato ad un sistema AF ibrido (fase + contrasto) da 759 punti con Real Time Tracking e Real Time Recognition, video 4K/60p. Rispetto alla precedente quindi il cambiamento della risoluzione nominale non fa assolutamente testo, ciò che cambia tutto è la retroilluminazione che dà al sensore maggior velocità, una maggior gamma dinamica, una migliore riproduzione dell’incarnato e dei colori. Il processore poi sblocca alcune particolarità operative: a parità di raffica il buffer ora è stato esteso fino a 1000 scatti in Jpeg Fine, 59 in RAW e 44 in Raw + Jpeg e al salvataggio sono stati aggiunti i formati Lossless RAW e HEIF.
— | Sony A6700 | — | Sony A6600 | — | Sony A6400 | |
Sensore | APS-C BSI | APS-C | APS-C | |||
Risoluzione | 26 Mpxl | 24 Mpxl | 24 Mpxl | |||
Processore | Bionz XR | Bionz X | Bionz X | |||
AF | PDAF 759 punti + AI | PDAF 425 punti | PDAF 425 punti | |||
Raffica | 11 fps | 11 fps | 11 fps | |||
Stabilizzazione | IS 5 Stop | IS 5 Stop | – | |||
Video | 4K @ 60p | 4K @ 30p | 4K @ 30p | |||
EVF | 2.35 Mpxl | 2.35 Mpxl | 2.35 Mpxl | |||
Memoria | Single SD UHS-II | Single SD UHS-I | Single SD UHS-I | |||
Batteria | Z Battery | Z Battery | W Battery |
Il chip AI è lo stesso che troviamo su Sony A7R V e ZV-E1, infatti si porta dietro le medesime funzioni come la Human Pose Estimation. Come ho già spiegato a suo tempo, il sistema riconosce una persona (non quindi solo in base alla sua forma) partendo dall’analisi dell’occhio e del volto per poi analizzare altri punti sensibili quali gli arti, la vita, il busto e la schiena anche durante il movimento. In base a questi parametri è in grado di tenere traccia dell’occhio umano anche se il volto del soggetto è voltato lateralmente o se è coperto da occhiali da sole o se è nascosto da un cappello voluminoso, di seguirlo anche se ci volta le spalle, di trovarlo anche piccolo e immerso nel fotogramma. Migliora anche il riconoscimento animale e degli uccelli dato che ora si potrà mettere a fuoco non solo l’occhio ma anche il loro muso e il loro corpo; identiche poi le casistiche, dove accanto ad umani, animali e uccelli troviamo anche automobili, aeroplani e treni. Il tutto con Real Time Recognition e Real Time Tracking.
Identico il discorso per quanto riguarda la funzione Auto Framing, eredità diretta di ZV-E1. Ci sono 4 modalità differenti tra cui scegliere e sono Avvio automatico, Avvio con inseguimento, Avvio temporizzato dopo 15 o dopo 30 secondi; una volta attivata la registrazione, il soggetto potrà muoversi liberamente all’interno del fotogramma con la consapevolezza che la macchina stia riprendendo solo una porzione della sua persona (volto, mezzo busto o figura intera) per tenerlo sempre centrato qualunque movimento faccia. Grazie a questa nuova funzione in determinati casi si potrà fare a meno di un secondo operatore: ad esempio il vlogger che lavora da solo potrà posizionare la fotocamera su un treppiede e far partire il video con la sicurezza che il sistema andrà a stringere su di lui in automatico. Video che ovviamente è in formato 4K/60p 4:2:2 10 bit in oversampling dal 6K e con registrazione interna. Al fianco della registrazione in S-Log 2/3 ora c’è anche S-Cinetone e la possibilità di importare le proprie Lut.
Specifiche alla mano, dopo averla confrontata i modelli che l’hanno preceduta è il caso di fare lo stesso con quelli che invece ne hanno un po’ trainato l’uscita: Canon EOS R7 e Fujifilm X-T5.
— | Sony A6700 | — | Canon EOS R7 | — | Fujifilm X-T5 | |
Sensore | Exmor R BSI | APS-C | X-Trans CMOS 5 HR | |||
Risoluzione | 26 Mpxl | 32 Mpxl | 40 Mpxl | |||
Processore | Bionz XR | Digic X | X-Processor 5 | |||
AF | PDAF 759 punti + AI | Dual Pixel CMOS AF II | PDAF 425 punti + AI | |||
Raffica | 11 fps | 30 fps | 13 fps | |||
Stabilizzazione | IS 5 Stop | IS 5 Stop | IS 5 Stop | |||
Video | 4K @ 60p | 4K @ 60p | 6.2K @ 30p/4K @ 60p | |||
EVF | 2.35 Mpxl | 2.36 Mpxl | 3.69 Mpxl | |||
Memoria | Single SD UHS-II | Dual SD UHS-II | Dual SD UHS-II |
Dopo che Canon e Fujifilm hanno presentato le loro ammiraglie APS-C, anche Sony si quindi è attrezzata con la contromossa. Se ci fermiamo ai dati possiamo notare come A6700 perda la sfida sotto alcuni aspetti ma vinca in altri. Ma non è solo da queste che si possono trarre conclusioni: è indubbio che ogni sfidante abbia peculiarità e funzioni che mancano agli altri.
C’è qualcosina di Sony A7C e qualcosina di ZV-E1 ma il corpo è meglio ottimizzato e secondo me gli spazi sono stati sfruttati in maniera ineccepibile (ok, a parte la perenne mancanza del joystick). Leggermente più “tozza”, i punti di contatto (a prescindere dal posizionamento classico delle ghiere e dei pulsanti posteriori) con A6600 sono davvero pochi: entrambe utilizzano una batteria Z, entrambe hanno un mirino XGA da 2.35 milioni di punti, entrambe hanno un single slot per schede SD. Stop. Le novità? La prima è la presenza di una ghiera aggiuntiva sull’impugnatura, azionabile con l’indice, che se utilizzata assieme a quella sulla calotta serve per avere sotto controllo le impostazioni quando si scatta in manuale, senza dover ricorrere alla ghiera funzione di fianco al display sul retro. Una soluzione molto semplice ma davvero comodissima sul campo.
Rimanendo in tema, un’altra ghiera fa la sua comparsa: quella dello switch Foto/Video/S&Q, molto sicura e difficilmente raggiungibile “per sbaglio”. Subito a fianco il tasto AF/ON che va a prendere il posto di quello che su A6600 serviva per passare da AF ad MF e che, sinceramente, non ha mai avuto molto senso dato che questi selettori si trovano anche sui barilotti degli obiettivi. Compare anche un pulsante C1 sul lato destro, posto lì dove prima si trovava il piccolo pulsante Rec che ora infatti è stato spostato sulla calotta.
Infine il display, un pannello posteriore da 3″ da 921600 punti Vary Angle, estraibile e ruotabile; nonostante A6700 sia un modello pensato per fare 70% foto e 30% video, questa conformazione trova il suo perché nella presenza della funzione Auto Framing. Personalmente non mi trovo bene con simili display che non sono mai centrati rispetto al sogetto, avrei preferito una doppia cerniera che facesse salva la possibilità di basculaggio verso l’alto e verso il basso.
Una APS-C non propriamente compatta, meglio bilanciata in mano, che “si sente”. È questo il primo impatto che si ha quando si prende una Sony A6700 tra le mani. Non è un male, anzi, questo “sentire” la macchina è un valore aggiunto soprattutto se la si vuole utilizzare per progetti personali e lavori semi-professionali, nonostante l’azienda la veda più come un modello per appassionati e fotografi della domenica molto esigenti. Tecnologicamente parlando le migliorie sono tante, a partire dal sensore. Questo BSI CMOS è più rapido e gestisce meglio le zone d’ombra grazie ad una maggior gamma dinamica: rispetto ad A6600 è un aspetto che si percepisce subito al primo scatto. E poi la resa della pelle, l’incarnato, la riproduzione cromatica.
Il processore poi la rende pressoché infallibile: quando serve, è subito pronta. Ma queste sono considerazioni comuni e quasi scontate per una qualunque fotocamera moderna, la partita credo si giochi su un altro aspetto.
Vero, in termini di offerta APS-C di fascia alta si va a scontrare con EOS R7 ed X-T5 ma ritengo che ogni modello abbia le sue peculiarità: nel primo caso siamo di fronte ad una macchina che possiamo definire sportiva in tutto e per tutto con una raffica da 30 fps, nel secondo invece si guadagna in termini di ergonomia ed operabilità se si è dei fotografi smaliziati.
Ma Sony è stata la prima ad utilizzare un chip AI dedicato (non quindi all’interno del processore principale) alla messa a fuoco su una fotocamera e i vantaggi di questa conformazione sono indiscutibili. In una situazione come quella del Milano Pride, classica per il “fotografo della domenica” sopra menzionato, è un valore aggiunto poter contare su un sistema AF che aggancia il busto del soggetto anche se questo è di spalle o il suo occhio se voltato lateralmente; il guadagno ovviamente è tutto in termini di nitidezza e se questo aspetto è utilissimo in ambito streetphotography potete trarre le vostre conclusioni su cosa possa voler dire per il ritratto in studio, la moda o la passerella.
Durante la giornata non ho mai avuto problemi di affidabilità: il caldo torrido, l’utilizzo continuo e gli ettolitri d’acqua che sono stati spruzzati sulla folla non l’hanno impensierita neanche minimamente. Nota a parte il mirino: una risoluzione come questa basta e avanza ma stiamo parlando pur sempre di un pannello minuscolo, ai livelli di una RX100 tanto per intenderci. Una macchina simile avrebbe probabilmente bisogno di qualcosa di più, un EVF più grande sarebbe davvero l’ideale soprattutto in giornate soleggiate come quelle che ho sperimentato io. Discorso simile per quanto riguarda la mancanza del joystick AF: ok che è pensata per gli appassionati esigenti, ma perché chi scatta in formato ridotto deve per forza dover sempre rinunciare a qualcosa? Un’ammiraglia, che sia Full Frame o APS-C, dovrebbe offrire un’esperienza d’uso sempre senza compromessi.
Questa A6700 non è una macchina che stravolge interamente il progetto precendente, anzi lo va a migliorare in termini di qualità del file, velocità e messa a fuoco. Insomma, dove serviva, con precisione chirurgica. Ma non per questo A6600 diventa automaticamente obsoleta. Molti la guarderanno con interesse, dato il suo probabile deprezzamento, e si porteranno a casa una macchina comunque attuale. Chi inevce l’ha acquistata “ai suoi tempi” avrà già fatto tonnellate di scatti e dopo un lungo periodo come questo probabilmente sentirà la necessità di cambiarla guadagnandone sotto tutti gli aspetti appena menzionati. Una fotocamera con cui si ritroverà a casa ma che gli offrirà un sensore ed un sistema AF da prima della classe.
Nel parco macchine Sony, è senza dubbio l’ammiraglia APS-C ovvero quella che offre il massimo delle prestazioni. Se invece scomodiamo la concorrenza, il discorso cambia.