A cinque anni di distanza Panasonic dà un’erede a Lumix G9: la nuova G9 II è completamente rinnovata in tutto, sia per lato foto che lato video, grazie ad un nuovo sensore ma soprattutto a prestazioni da prima della classe. È la vera ammiraglia fotografica delle Micro Quattro Terzi.
Se pensavate che Panasonic si sarebbe concentrata unicamente sul formato Full Frame e avrebbe “relegato” il Micro Quattro Terzi specificatamente al video..beh, vi eravate sbagliati. Questo sistema, di cui l’azienda è pioniera e sta spremendo a livelli inimmaginabili, è fatto per rimanere e per dare soddisfazioni enormi a tutti coloro che sono abituati a lavorare leggeri senza rinunciare alla qualità. Lumix G9 II celebra il 15esimo anniversario delle G fotografiche e lo fa con prestazioni da prima della classe: nuovo sensore, stabilizzazione avanzata, AF ibrido e proprietà di registrazione che rischiano di far impallidire Lumix GH6. Anzi, se volessimo ridurre tutto ai minimi termini, potremmo dire che sono due modelli davvero molto simili che differiscono quasi unicamente per la ventola di cui è dotata l’ammiraglia video. Ma no, non lo faremo.
Il Micro Quattro Terzi deve essere una scelta. La prima scelta per chi vuole viaggiare leggero senza per forza rinunciare alla qualità o ad uno scatto particolare per non essersi portato dietro un lungo zoom a causa del suo peso. Mi rendo conto che siano cose che si dicono molto spesso; il termine di riferimento solitamente è il formato Full Frame e, quando si vede un sostanziale risparmio di grammi sulla bilancia da un modello all’altro, questo non può certamente passare inosservato. Ma se facciamo una comparazione “pratica” con il sistema ridotto ecco che ci accorgiamo davvero quanto peso e ingombri siano abbattuti: un kit con Lumix G9 II, extender 2x e zoom 100-400mm per fotografia naturalistica e avifauna è lungo circa 32 cm e pesa 1.8 Kg, lo stesso bundle nel pieno formato è lungo 45 cm (poco male) ma pesa circa 4 Kg. Il doppio. Capite quindi che, se il file è ricco e soddisfacente come viene descritto, questa scelta ha più che un senso.
Ed è proprio questo che è passato alla conferenza di lancio di questo modello: la consapevolezza che il Micro Quattro Terzi sia e debba essere una scelta ponderata e personale, basata sui vantaggi che può dare sul campo a chi ne abbraccerà le potenzialità. E se fino a ieri molti potevano pensare a questo come un discorso obbligato da parte di un’azienda che a listino non poteva vantare modelli a pieno formato, oggi la musica è cambiata. Panasonic non abbandonerà il sistema che ne ha fatto un caposaldo nel mondo della fotografia e del video solo perché è entrata nel segmento del Full Frame, anzi ne continuerà la tradizione spingendo sulle nuove tecnologie come ha sempre fatto.
Lumix G9 ha una vera erede. Rispetto a quel modello Lumix G9 II è tutta nuova a partire dal sensore senza considerare che ovviamente dispone delle nuove tecnologie presentate con Lumix S5 II. E sì, mi sto riferendo al sistema AF ibrido a rilevamento di fase e contrasto che, sdoganato anche sul Micro Quattro Terzi, possiamo considerare la nuova normalità per i modelli di oggi e di domani. Insomma, non si tornerà più indietro al solo contrasto. Il sensore è un CMOS da 25 Mpxl con gamma dinamica fino a 13 stop, V-Log e V-Gamut, gamma ISO da 100 a 25600, Dual Gain ISO, raffica che si spinge fino ai 75 fps in AF-S e ai 60 fps in AF-C con otturatore elettronico e PDAF; il processore invece è il classico Venus Engine arricchito con tecnologia L2 che arricchisce le possibilità video fino a pareggiare quelle di Lumix GH6: video 5.7K Apple ProRes 422 HQ a 30p e ProRes 422 fino a 60p e 5.8K/30p e 5.7K/60p a 10 bit, C4K/4K 10-bit 60/50p e fino a 120p.
Anche su questo modello troviamo la possibilità di registrare in High Res a mano libera un file con una risoluzione da 100 Mpxl ottenuto mediante l’unione di più scatti. Ciò è possibile grazie allo spostamento del sensore e alla stabilizzazione che, nativamente, arriva a compensare fino a 8 stop con obiettivi con focali standard e grandangolari e fino a 7.5 stop con teleobiettivi: ciò vuol dire che anche con focali estreme, diciamo dai 100mm ai 400mm con e senza moltiplicatore (ipoteticamente fino quindi ad un’equivalenza di 1600mm), si potrà avere una stabilizzazione incredibile.
Inoltre come su Lumix S5 II agli ormai classici Dual IS 2, EIS e Boost IS viene infatti aggiunto anche Active IS. Per non fare confusione, la differenza tra Boost IS e Active IS è che il primo agisce sui video statici mentre il secondo è stato ora aggiunto per le riprese a mano libera mentre si cammina.
Il sistema AF è lo stesso di Lumix S5 II, ovvero ibrido con rilevamento di fase e contrasto. Come sulla Full Frame anche qui il sistema è in grado di agganciare ed inseguire il soggetto anche in condizioni di luce scarsa, di riconoscere più persone nella stessa scena e di poter automaticamente eludere il Face Priority quando il soggetto principale non è umano con la funzionalità automatica Product Introduction, un algoritmo in grado di riconoscere e mettere a fuoco soggetti di piccole dimensioni (soprattutto prodotti) per facilitare i vlog. Non solo Eye e Face Detection, anche Eye Detection su tutti gli animali indistintamente e riconoscimento di auto e moto.
Le differenze tecniche rispetto alla precedente Lumix G9 sono quindi abbastanza eclatanti, come c’era da aspettarsi dopo cinque anni di attesa. Quelle con Lumix GH6 sono invece davvero minime: raffica in AF-C da 60 fps contro 8 fps e sistema AF ibrido con 779 punti contro sistema AF DFD (a contrasto) con 315 punti. Ma ce ne sono altre, più che altro negli aspetti video, e sono legate alla conformazione del corpo macchina. Vero, le specifiche sono identiche, ma il tempo di registrazione ed il supporto cambiano.
Se mettessimo fianco a fianco Lumix S5 II e Lumix G9 II non si noterebbero differenze (perlomeno non guardando ad innesto e sensore). Il corpo è praticamente lo stesso, per cui rispetto a Lumix G9 le differenze sono abissali e vanno tutte a migliorare ergonomia e praticità: il joystick ad esempio è passato da 4 ad 8 vie, il sensore di prossimità è stato spostato sulla parte alta dell’oculare, i tasti posteriori sono sullo stesso asse.
Sulla calotta troviamo: a sinistra la ghiera Drive (scatto singolo, multiplo, High Res, timer) mentre sulla destra la ghiera PASM con coassiale ON/OFF, il pulsante REC e sull’impugnatura i classici WB, ISO ed esposizione. Cosa manca? Il display sulla calotta che mostra i parametri di scatto utilizzati..una piccola caduta di stile che farà storcere il naso a molti fotografi, soprattutto quelli di scena. Sul retro invece Play, switch LVF, griglia AF, joystick, AF-On, Q, ghiera multifunzione con incastonato Menù e subito sotto cestino e visuale display. Il monitor è un classico TFT LCD da 3″ e 1.84 milioni di punti estraibile ed orientabile.
Rispetto a Lumix GH6 è quindi una struttura più versatile per fare fotografia e ne condivide solo l’anima in lega di magnesio. Le differenze, come dicevo prima, sono strutturali. Innanzitutto qui c’è sì un Dual Slot ma si potranno utilizzare solo schede SD UHS II e non anche CF. Secondariamente, e questa è la causa del “limite” di registrazione, non c’è una ventola di dissipazione del calore. Ciò obbliga quindi ad una registrazione video di altissima qualità ma per un tempo sicuramente inferiore rispetto all’ammiraglia video; inoltre i formati più importanti, come ProRes ad esempio, saranno possibili solo tramite registratore ed alimentatore esterno e non internamente.
Farmi togliere dalla mente Lumix G9 non è stato facile, ho considerato quel modello come la migliore Lumix fotografica mai fatta da Panasonic. E non certo per il sistema AF, lo sapete, ma per la pazzesca riproduzione del colore che quel modello sapeva regalare e la contestuale morbidezza del file. Lumix G9 II ci arriva davvero molto vicina. Il file immagine non è certo lo stesso dato che il sensore è cambiato e il risultato ricalca molto quello di Lumix S5 II; se ricordate scrissi che aveva “un colore molto ricco, soprattutto nei toni del rosso e del blu”. Mi confermo anche qui: le tonalità sono molto accese ma non sbilanciate, è un file quello jpeg che per molti andrà “già bene così” mentre altri preferiranno scattare in Raw per avere più manualità in post produzione.
Il comparto AF ibrido fase + contrasto che ha fatto la sua comparsa recentemente viene qui riproposto. È un sistema classico ovvero senza algoritmi di Deep Learning e che riconosce i soggetti per forma: umani (viso e occhi), animali (occhi), auto e moto. Rispetto a Lumix S5 II mi è parso affidabile fin da subito, segno che il firmware beta che ho provato era già quasi del tutto definitivo e privo di sbavature. Anzi il punto centrale viene ora suddiviso in quattro ulteriori minuscole aree a rilevamento (ovviamente non selezionabili) per garantire maggior precisione nel riconoscimento anche di soggetti molto lontani e piccoli all’interno del fotogramma. Mi è sembrato molto affidabile anche in condizioni di luce mista e nelle zone d’ombra marcate.
Menzione a parte il nuovo profilo Leica Monochrome. Su Lumix G9 II vengono importati tutti i Photo Styles di Lumix S5 II, quindi la lista diventa molto più completa di quella presente sulla vecchia Lumix G9; ma questo nuovo bianconero sviluppato di concerto con i tedeschi è una vera e propria prima su un corpo Panasonic e si va ad affiancare agli altri quattro monocromatici standard portando il totale a cinque.
Un’ora assieme ad un nuovo modello non è mai abbastanza, non c’è modo di cercare piccoli difetti ma soprattutto di “divertirsi”. Ma qualcosina c’è. Lumix G9 II è sicuramente un grande balzo in avanti rispetto alla precedente, non solo per il sistema AF ibrido, che in questo primo approccio mi è sembrato ancora più preciso di quello di Lumix S5 II, ma anche per un sensore rinnovato, un processore L2 più veloce, una raffica impressionante ed un comparto video ancora più completo. Da questo punto di vista potrebbe sembrare quasi che vada ad oscurare Lumix GH6 ma non credo sia effettivamente così: al netto dell’AF, figlio dei tempi come giusto che sia, nonostante condividano la qualità dell’output la serie GH si dimostra comunque più versatile per comodità del flusso di lavoro continuo. E qui leggasi ventola di dissipazione del calore, supporto CFexpress e impossibilità di registrare formati come il ProRes internamente. Non ultima la disposizione dei tasti.
Un corpo così “grande” per essere una Micro Quattro Terzi la rende poi più comoda di Lumix G9 soprattutto con le lunghe focali, rendendo possibile grazie anche agli 8 stop di stabilizzazione lo scatto a mano libera con una focale equivalente ai 1600mm (con un TC 2x).
Poco per ora, è vero, ma spero arriverà presto di nuovo tra le mie mani.