Un RF 100-500mm, tanti atleti, il wakeboard, la Darsena di Milano, il caldo, gli schizzi d’acqua. Ma soprattutto, la nuova Canon EOS R3.
Abbiamo avuto in prova per qualche giorno Canon EOS R3, Mirrorless Full Frame dal taglio professionale sportivo. Inutile dire che questo è un grande passo per Canon. Se già dalla sua poteva vantare modelli senza specchio adatti al professionista, qui preme sull’acceleratore e punta smaccatamente allo sport..il vero banco di prova per ogni professionale degna di tale accezione.
Le date sono importanti. Esattamente tre anni fa l’azienda presentava al mondo il suo nuovo sistema Mirrorless con la sua prima fotocamera Full Frame: Canon EOS R. Quello fu “..il primo lancio di una nuova era della fotografia” come dissero più volte il CEO Canon Europe Yuichi Ishizuka e il Vice Presidente Canon Europe Alessandro Stanzani. Tre anni dopo ecco la prima professionale “a 360°”: Canon EOS R3. È un modello completo, adattissimo al professionista ma soprattutto affidabile. Chi proviene da una EOS-1D X Mark III si troverà a casa per ergonomia e affidabilità; chi ha una EOS R5 nel suo parco macchine troverà le stesse tecnologie e l’innesto RF. Insomma, come già aveva definito Canon, EOS R3 è una crasi perfetta de due modelli sopra citati: prende le caratteristiche di velocità, affidabilità e raffica da EOS-1D X Mark III e la silenziosità, la stabilizzazione IS fino a 8-stop e la versatilità foto/video da EOS R5. “Un progetto molto ambizioso”, come lo definii ad aprile scorso durante il primo annuncio di sviluppo, ma che ha solide basi data l’esperienza fatta con i modelli precedenti. EOS R3 è pensata per stare a bordocampo e a bordopista grazie ad un sensore dal pixelaggio “umano” di 24 Mpxl, una raffica da 30 fps, un mirino blackout free, un sistema anti flicker con otturatore elettronico e un sistema AF aggiornato con algoritmi di AI in grado di riconoscere anche auto e moto da corsa. Il tracking poi è sempre attivo.
Anche Canon metterà a disposizione del professionista una nuova app, proprio come ha già fatto Sony alla presentazione di A9 II con Transfer & Tagging: Mobile Transfer con la quale si potranno inviare gli scatti via FTP utilizzando lo smartphone e la rete 5G in mobilità. App che sarà anche “retro compatibile” con EOS-1D X Mark III, EOS R5 ed EOS R6. Nel 2020 scrissi un breve articolo puntando il dito proprio sulla carenza di app per rendere la fotocamera non solo un semplice mezzo ma un vero e proprio servizio al cliente. Per questo motivo sono molto contento di sapere che anche Canon si stia dirigendo in questa direzione. E speriamo che anche altri seguano questo tipo di esempio.
Nonostante avessi coperto loghi e scritte, due persone mi hanno fermato il primo pomeriggio di scatti per chiedermi che modello fosse. Un chiaro segno di quanto è attesa questa fotocamera.
Ma non solo la data di annuncio, anche la nomenclatura è altrettanto importante. EOS R3 è solo il primo passo che l’azienda fa in questo segmento, ne seguiranno altri che probabilmente porteranno ad una futura EOS R1. Il target evidenziato da Canon la posiziona infatti un mezzo gradino sotto Mark III, come a dire che quello rimane ancora il prodotto forse più completo in assoluto. A conti fatti è un posizionamento corretto, tra le due ci sono un paio di differenze che, a livello prettamente tecnico, ancora sorridono alla reflex: una raffica da 16 fps con otturatore meccanico e un mirino ottico, quindi senza lag. Ma questa è solo una premessa, ne parlerò più avanti. Resta che ho apprezzato molto l’onestà che Canon ha avuto nel posizionare R3, sarebbe stato molto facile dire “è la fotocamera migliore in assoluto”.
Ho provato Canon EOS R3 per qualche giorno e di questo ringrazio di cuore il team di Canon perché quello che ho avuto tra le mani è l’unico modello ad ora disponibile in Italia. Non ce ne sono altre e questo aspetto mi ha messo un attimino in apprensione all’inizio..leggasi “se la rompo, sono problemi. Grossi problemi. Figurativamente: un nutrito gruppi di giapponesi/italiani/giornalisti vari sotto casa”. Il firmware non è quello definitivo, quando sarà in commercio ne avrà uno differente e aggiornato..ma premetto che non ho riscontrato alcun tipo di problema di utilizzo neanche con questa versione. Per metterla alla corda non ho purtroppo trovato gare in pista ma il fato mi ha sorriso: ho avuto la possibilità di fotografare gli atleti professionisti che hanno partecipato al Red Bull Wake The City che si è svolto alla Darsena di Milano. Questo evento, già tenutosi con successo anche ad Amburgo, “veste” gli specchi d’acqua cittadini con strutture che permettono ai wakeboarder di esibirsi in evoluzioni davvero incredibili. Provenienti da tutta Europa, si sono sfidati per tre giorni per conquistare il podio e i premi in palio. Una situazione di scatto difficile per vari motivi: la luce estremamente dura del primo pomeriggio, il caldo torrido, gli schizzi d’acqua, la vicinanza del pubblico all’azione. Doveroso e sentito ringraziamento anche a chi mi ha permesso di entrare a questa meravigliosa, spettacolare e adrenalinica manifestazione: AADV Entertainment, nella persona di Chiara Boccanegra e il suo team sul campo. Grazie Chiara!
Di questa Mirrorless si sapeva già tutto, o quasi. È stata la stessa Canon a comunicare le caratteristiche in due separati annunci di sviluppo, una formula che indica molta attenzione e che l’azienda dedica solo ai modelli di punta. Già da aprile prima e giugno poi si sapeva che avrebbe avuto un processore Digic X, una raffica da 30 fps anche in Raw, un nuovo sistema di tracking di auto e moto da corsa ecc. Ma due aspetti erano rimasti quasi del tutto oscuri, le vere novità: il funzionamento del sistema AF Eye Controlled ed il sensore. Vero, del primo avevamo pubblicato dei rumors molto veritieri mentre del secondo direttamente gli exif dalle Olimpiadi..ma c’è di più.
Il sensore è sì un BSI CMOS ma è di tipo Stacked, retroilluminato: è la prima volta che Canon ne monta uno su una fotocamera. Solitamente i sensori di questo tipo li produce solo Sony che infatti vende a tutti i produttori: quasi ogni fotocamera ne monta uno, indipendentemente dalla marca. Ma Canon ha deciso di progettarselo e assemblarselo in casa propria. Dopo un simile sforzo, facile pensare che diventerà il “sensore tipo” che equipaggerà le fotocamere del futuro. Questo debutto è stata però anche una sfida: soddisfare un cliente esigente ed abituato diversamente. Sarebbe stato facile posizionarlo su una entry level e sacrificare come “test di mercato” un modello che non avrebbe spostato gli equilibri di vendita. Ma metterlo su una macchina sportiva e di punta come EOS R3, beh è stato prorpio un azzardo! Mi rivolgo a tutti ma i canonisti capiranno bene cosa intendo: il file immagine Canon è sempre stato molto morbido e con colori pastello, diverso da quello prodotto da una Nikon o da una Panasonic o da una Sony. Credo anche che il sensore sia sempre stato uno dei motivi per i quali in molti, nell’indecisione iniziale, abbiano scelto di costruire un corredo proprio attorno a Canon, che ha fatto della color science una vera mission aziendale e tecnologica. Ma ora le cose cambiano. Purtroppo non ho potuto aprire i Raw (al momento in cui scrivo nessun programma li apre), per cui mi baso in modo abbastanza superficiale sui jpeg. È lo stesso file di EOS-1D X Mark III o di EOS R6? Quasi, perlomeno il jpeg. Il file è solo leggermente più inciso (non ai livelli Sony) ma la color science è praticamente identica. Che sia meglio o peggio però non sono io a doverlo sentenziare, sono gusti personali che lascio a voi. Quello che posso dire è che a me questi risultati sono piaciuti tantissimo. Per cui, per quanto mi riguarda, sfida ampiamente superata.
Veniamo alla seconda novità, quella che ha generato le maggiori curiosità: il sistema AF Eye Controlled. Come funziona? Ma soprattutto, funziona? La tecnologia è ripresa dalla vecchia EOS 5(poi EOS 3), macchina ad ora quasi del tutto irreperibile nel mercato dell’usato, ma viene riproposta in salsa moderna. All’interno del mirino, che come avrete notato è molto più grande del solito, ci sono 8 Led a infrarossi: quattro adibiti al rilevamento dell’occhio “nudo” e altri quattro di precisione per il rilevamento dell’occhio coperto da un occhiale da vista. Questo sistema sfrutta l’effetto Purkinje, una teoria di Jan Evangelista Purkyně, anatomista boemo conosciuto ai più per aver scoperto l’unicità delle impronte digitali. Attraverso il suo “esperimento dell’albero“ ovvero la possibilità di vedere i vasi retinici dell’occhio, in corrispondenza della pupilla, dovuti alla riflessione di oggetti esterni. Nel caso di EOS R3 il riflesso generato dalla retina diventa visibile sul mirino grazie all’utilizzo di un prisma dicroico posizionato davanti al pannello dell’EVF e di un sensore laterale che rimbalza l’immagine. Tutto molto complicato. A sommi capi, perché altrimenti rischierei di scrivere un trattato di anatomia e io non sono sicuramente la persona adatta, ecco come avviene la magia:
Per settare l’AF Eye Controlled bisogna selezionare la relativa voce nel menù e seguire i passaggi indicati: l’occhio viene tarato quattro volte in orizzontale e quattro in verticale, con il suggerimento di farlo più volte in diverse condizioni di luce per un rilevamento più preciso. Tranquilli, questo sistema proviene dal segmento medicale di Canon per cui è del tutto sicuro e non rovina la vista! La prima volta ho provato questa funzione in una sala conferenze in Canon Italia: stupefacente per rapidità ma rimanevo dubbioso sul suo reale utilizzo sul campo. Beh, mi sono dovuto ricredere: è più rapido usare il puntatore che muovere il joystick o usare il trackpad.
Questa tecnologia è utilizzabile assieme ad ogni zona AF (punto singolo, centrale, espanso, zona ecc). Si abilita/disabilita attraverso il pulsante Set e si aziona premendo AF-On. Non rileva quindi in maniera automatica, non c’è il rischio di mettere a fuoco qualsiasi cosa ci passa davanti all’obiettivo. Se non premete AF-On il rilevamento resterà infatti sulla zona che stavate utilizzando precedentemente. Il metodo funziona? Sì, tanto. Ma ve ne parlerò poco più avanti.
Non me ne voglia Canon ma preferisco continuare a paragonarla ad una Mark III piuttosto che ad una EOS R5. Come anticipato, le forme sono quasi speculari rispetto alla Reflex: leggermente più piccola, leggermente più snella..e la cosa si fa sentire parecchio, soprattutto alla fine di una giornata di lavoro. I pulsanti “importanti” sono però nella stessa posizione: ON/OFF, M-Fn, joystick, Smart Controller AF-On (sia orizzontali che verticali), Menù, esposizione, Drive AF e ghiera posteriore. Di contro EOS R3 ha chiaramente una impostazione da Mirrorless quindi utilizza una ghiera Mode sulla calotta al posto del classico pulsante e perde il piccolo display sul retro. I sicuri vantaggi di questa conformazione sono due. Il primo è che guadagna un display estraibile ed orientabile, cosa fondamentale al giorno d’oggi e, se vogliamo, un limite delle fotocamere del passato (anche se molto prossimo). Il secondo è la presenza di una slitta multifunzione al posto della classica a contatto caldo: permette un’uscita audio digitale e, soprattutto, di alimentare qualsiasi dispositivo ad essa collegato tramite la batteria della fotocamera.
I pulsanti sul retro, quelli importanti, sono tutti nella stessa posizione..comprso lo scomodo pulsante Play! Una cosa molto utile per chi proviene dal mondo della Serie 1.
Così come i vantaggi, due sono le differenze da notare. EOS R3 ha un mirino decisamente più grande a causa dello spazio occupato dal sistema di led, prisma e sensore che permette la messa a fuoco con l’occhio. Secondariamente perde la “sicura” per aprire il dual slot SD. Quest’ultimo aspetto non deve però mettere in allerta nessuno: questo modello ha le stesse giunzioni di Mark III per cui la stessa identica affidabilità.
Nei mesi scorsi, in concomitanza con gli annunci di sviluppo, ho fatto un elenco preciso di caratteristiche. Ora però ci sono delle note da aggiungere. Partiamo da quelle che la rendono una macchina per lo sport: sensore BSI-CMOS Stacked Full Frame da 24 Mpxl con tecnologia anti flicker, ridottissimo rolling shutter e possibilità di synchro flash con otturatore elettronico fino a 1/180s, processore Digic X, raffica da 30 fps con otturatore elettronico (con un ritardo di soli 20ms) e da 12 fps con otturatore meccanico, sistema Dual Pixel CMOS AF II da 1053 punti selezionabili singolarmente con tecnologia AF Eye Controlled e riconoscimento di persone, occhi, animali, auto e moto da corsa ad una velocità di 0.03s (su Mark III di 0.05s). In quest’ultimo caso la messa a fuoco si può “splittare” dando la priorità all’oggetto o al soggetto: nel primo caso l’AF continuerà a seguire l’auto o la moto, nel secondo si sgancerà e andrà a rilevare il casco del pilota. Questo trucchetto è reso possibile da un nuovo algoritmo di AI e i fotografi sportivi lo apprezzeranno tantissimo: gli permetterà di avere immagini sempre nitide dei loro clienti (piloti, marchi, sponsor) e non solo della gara in sé. Il mirino è un EVF da 5.76 milioni di punti con refresh rate a 120 fps, lo stesso di EOS R5 quindi blackout free. Questo pannello LCD ha anche una funzione che permette di simulare il mirino ottico: se selezionata dal menù si attiverà una visione HDR per vedere luci e ombre che darà un’esperienza “tipo Reflex”, quindi che non cambia al variare dei parametri di scatto. Un escamotage per i nostalgici del quale però, a dire il vero, non ho trovato utilità sul campo..a parte ovviamente aumentare la gamma dinamica.
Come su EOS R5 la stabilizzazione IBIS è fino a 5-stop e fino a 8-stop assieme alle ottiche RF, la tra gamma ISO è compresa 100-102400 con uno stop in più e uno in meno in extended. Le potenzialità video sono una via di mezzo tra EOS-1D X Mark III ed EOS R5: 6K Raw, 4K/60 in oversampling senza ritaglio e 4K/120p. È stato poi finalmente tolto il limite di registrazione dei 30 minuti: si potrà quindi riprendere per 6 ore a fps normali e per 1.5 ore a 120 fps, il tutto con il tracking sempre funzionante. Chiude il tutto la slitta multifunzione, modo “tech” per dire digitale, che permette di alimentare tramite la batteria della macchina tutti gli accessori ad essa collegati. Saranno presto disponibili una slitta con microfono digitale, un adattatore AD-E1 che permetterà di usare i flash professionali senza rimuovere guarnizione, un adattatore AD-P1 per smartphone Android e un trasmettitore per flash Speedlite. Ah già, la batteria è la stessa di EOS-1D X Mark III..non è stata data la valutazione CIPA, ma a breve vi dirò quanti scatti sono riuscito a fare.
Tra le funzioni ci possiamo inserire la connettività. Oltre alle classiche Wi-Fi, Bluethooth e Lan (che saranno utilizzabili anche con la nuova app Mobile Transfer oltre che Camera Connect), EOS R3 è il primo modello Canon ad essere certificato Apple Mfi. Si potrà quindi connettere un iPhone tramite cavo al corpo macchina per avere una connessione diretta tra i due dispositivi. Purtroppo al tempo in cui l’ho provata le compatibilità non erano ancora cristallizzate: le app non riconoscevano la macchina (anche se la trovavano) e i dispositivi collegati non funzionavano. Questo a causa del firmware. Nonostante ciò, almeno in teoria, si potranno utilizzare gli smartphone (non solo Apple, in futuro anche Android) come hard drive per rivedere immagini e forse anche altro..magari come display esterno? Questo a dire il vero non lo so, ma dream on..
Come detto sono riuscito a coprire il Red Bull Wake The City in Darsena a Milano: sole, caldo, schizzi e raffiche continue a 30 fps. Ho stressato la macchina il più possibile. Partiamo subito con la prima cosa abbastanza stupefacente: l’autonomia. Quando mi hanno consegnato la nuova EOS mi hanno detto solo che aveva la stessa batteria di Mark III ma non avevo nessuno standard CIPA di riferimento, buio totale. La Reflex è garantita per 2770 scatti quindi pensavo ne avrei fatti lo stesso numero, o poco meno dato che una Mirrorless consuma di più..almeno sulla carta. Bene, non ci giro attorno: consuma di meno. Che sia per la presenza di un singolo processore (su EOS-1D X ci sono un Digic 8 e un Digic X, qui solo il Digic X)? Probabilmente. Però ora vi darò un dato impressionante: il primo giorno di prova, in circa 4 ore e mezza, ho scattato 5320 immagini a 30 fps (sì lo so, sono pazzo). Bene, sono tornato a casa con il 75% di batteria ancora disponibile! Questo tenendo la macchina quasi sempre accesa. Il giorno successivo ho consumato di più facendo meno scatti, ma ho fatto diversi cambi di ottica.
Dall’auotonomia all’affidabilità generale il passo è breve. EOS R3 è basata sul disegno di EOS-1D X Mark III: stessa gabbia in lega di magnesio, stesse giunzioni, stesse guarnizioni. Da questo punto di vista non ci sono differenze per cui godono della stessa resistenza allo stress, al funzionamento continuo e agli agenti esterni (il caldo estremo, gli schizzi d’acqua ecc). In tre giorni, nonostante il firmware beta, non è mai andata in blocco e non ha mai tentennato. È un modello incredibilmente resistente proprio come la Reflex sulla quale si basa..d’altronde è qui che si gioca sempre più spesso la partita Reflex vs Mirrorless. Ma è più leggera. Il mio kit tipo è quasi sempre stato composto da EOS R3 ed RF 100-500mm F4.5-7.1 L IS USM e devo dire che, anche senza monopiede, me la sono cavata egregiamente. Il bundle è ben bilanciato e la somma di corpo e ottica è sensibilmente più leggera di quello che poteva essere EOS-1D X Mark III ed EF 100-400mm F4.5-5.6L IS II USM. A fine giornata questo sgravio si fa sentire parecchio.
Ricollegandomi a quanto detto prima, il sistema AF Eye Controlled dà soddisfazioni. Inizialmente ero molto scettico ma appena arrivato a bordo Darsena mi sono ricreduto: è velocissimo ma soprattutto molto preciso. È una tecnologia già abbastanza matura che può essere utilizzata con soddisfazione dal professionista sul campo, più rapida del joystick e anche dello Smart Controller. Chiaramente non si può usare sempre, ci sono delle situazioni limite. Nulla da dire se i soggetti sono ben distinti nella scena o sono abbastanza grandi da coprire interamente il fotogramma: lì è perfetto. Come è perfetto anche quando state facendo uno scatto “ambientato”, ovvero con soggetti immersi in una scena che volete contestualizzare – quindi anche con tanto paesaggio.
Il sistema Eye Control è un supporto alla messa a fuoco. Si può utilizzare assieme alla classica zona ed entra in gioco solo dopo aver premuto il pulsante AF-On.
Ma in quest’ultimo caso tra di loro deve esserci luce, non possono essere contigui o attaccati poiché le microregolazioni dell’iride diventano difficili da leggere per i sensori del mirino. Sto parlando di casi limite e, forse, anche di situazioni in cui difficilmente un fotografo sceglierebbe scientemente di usare l’Eye Control per mettere a fuoco..però, ecco, io ci ho provato ugualmente. Per il resto, nulla da dire: i miei wakeboarder si muovevano su un percorso stabilito, da destra a sinistra (o viceversa) e dal secondo piano al primo piano (o viceversa) e, al netto dei movimenti improvvisi delle evoluzioni, il rilevamento non ha mai sbagliato un colpo. Poi ovviamente entra in gioco il tracking e lo scatto si porta sempre a casa. Tutti lo possono usare? No. Eye Control funziona con l’occhio nudo e con gli occhiali, ma non devono essere polarizzati e non devono essere progressivi. Nota a margine: non è detto che funzioni con tutti i tipi di lenti a contatto dato che, a prescindere dalla gradazione, hanno diversi strati protettivi e in alcuni casi anche un filtro UV.
In generale l’AF è davvero rapidissimo. Tra l’altro il sistema di algoritmi AI per il riconoscimento di auto e moto da corsa non è poi così intelligente, si può ingannare facilmente. Dopo il wakeboard ho anche avuto la possibilità di scattare a bordo Po una delle tappe del Mondiale motonautico. Dato che la AI riconosce gli oggetti in base alla forma e al movimento ho pensato di provare ugualmente ad andare in modalità Auto e..miracolo!
Il sistema AF ha scambiato le barche per macchine e le ha rilevate e agganciate automaticamente. Se tanto mi da tanto, ragionando in via ipotetica, come AF Auto riconosce anche le barche data la similarità delle forme, AF Moto sarà probabilmente ideale anche nel rilevamennto delle bici. Per cui, tutti soddisfatti a prescindere dallo sport fotografato!
Canon posiziona EOS R3 sopra EOS R5 ma leggermente sotto EOS-1D X Mark III. Per quanto sia un modello estremamente professionale e di nicchia, ricchissimo di funzioni e davvero veloce e resistente mi trovo d’accordo con l’azienda nel non considerarla al pari della Reflex per questioni prettamente tecniche e di numeri. Anzi, più che altro a causa degli sforzi in ricerca e sviluppo fatti su Mark III..non che su R3 non ce ne siano, sia chiaro. Vediamo perché, dati alla mano. Due particolari spiccano su tutti: otturatore e mirino. L’otturatore meccanico di Mark III raggiunge i 16 fps grazie all’utilizzo di un doppio solenoide che muove contemporaneamente gli specchi, una sforzo ingegneristico davvero pazzesco se pensate che Mark II arrivava già a 14 fps. Certamente qualcuno dirà che questo non è un aspetto fondamentale dato che con quello elettronico EOS R3 arriva ai 30 fps mentre Mark III si ferma a 20 fps, però a mio parere è importante soprattutto per dare il giusto valore alle cose. Saremo invece tutti d’accordo ora, dato che parliamo del mirino. L’EVF di EOS R3, ereditato da EOS R5, è sicuramente di altissimo livello..ma purtroppo il dato di fatto è che non è lag free. Per esserlo avrebbe dovuto avere un refresh rate di 240 fps. Per tutti quelli ancora “incerti” se concordare o meno con me, sappiate che in quei 120 fps mancanti passano circa 2 o 3 fotogrammi..e che molto spesso, in pista, fanno la differenza. Potrebbe esserci infatti quello che volgarmente si chiama il money shot!
In queste differenze possiamo metterci anche i processori e il sensore. Su EOS-1D X i processori sono due, Digic 8 e Digic X: Digic 8 è lavora sul mirino ottico con il sensore di misurazione della profondità e consente funzioni quali Head Detection e Face Detecion, mentre Digic X lavora in Live View su tutto il sensore dell’immagine permettendo anche l’Eye Detecion. Su EOS R3 ce n’è solo uno, Digic X che regge tutto il flusso di lavoro da solo. Per quanto riguarda il sensore, su EOS R3 è di tipo BSI Stacked. Ma sulla Reflex non è un classico BSI, è ridisegnato per avere una maggior gamma dinamica e una miglior escursione ISO tramite un nuovo filtro passa basso posto davanti al sensore, ora non più dual layer ma quad layer. Questo sistema permette di avere prestazioni migliori in termini di immagine su una risoluzione “bassa” come 20 Mpxl: un numero maggiore di fotoni e fornire un segnale ottico molto più pulito al sensore, aumentando di molto le prestazioni grazie ad un maggiore dettaglio, una maggiore nitidezza e un file estremamente tridimensionale rispetto ad un classico BSI-CMOS.
Queste note a margine non per “fare il bastian contrario” ma perché mi pare giusto dare la corretta connotazione a due prodotti di per sé ultra professionali che però differiscono tra di loro a causa delle tecnologie utilizzate. Tra l’altro anche il prezzo è differente: € 6289 per EOS R3, € 7650 per EOS-1D X Mark III. E in quei € 1400 circa di differenza ci sono tutte quelle tecnologie indicate prima.
Ovviamente EOS R3 porta degli indiscussi vantaggi rispetto al mostro sacro delle Reflex. Innanzitutto è molto più veloce in messa a fuoco e rilevamento del soggetto, l’aspetto più importante nella fotografia sportiva. E poi tutte le modalità di rilevamento sono possibili anche in EVF (su Mark III l’Eye Detection era solo in Live View, anche per questo aveva doppio processore Digic 8 e Digic X), è stato aggiunto il rilevamento AI delle moto (su Mark III solo delle auto), i punti AF coprono il 100% del campo (su Mark III solo 191 punti sul 90% del campo e 525 in Live View). La differenza sta quindi praticamente solo nel mirino. Insomma, è comunque un mondo a parte. Un bellissimo mondo.
Canon EOS R3 è una fotocamera completa, prestante sotto ogni aspetto. Ha un sistema AF rapido, preciso ed invidiabile sotto ogni punto di vista ma soprattutto flessibile e che si può adattare alle più svariate situazioni sportive. Resistente e affidabile come EOS-1D X Mark III, ha un’autonomia fantascientifica per essere una Mirrorless..sulla carta dovrebbe consumare di più e invece no, consuma molto meno. I professionisti che passano da una Mirrorless del sistema R si ritroveranno a casa, così come quelli che vorranno fare il grande salto dalla Serie 1.