È nato a Mumbai, ha studiato negli Stati Uniti, sposato un’australiana e lavora a Dubai. La sua prima mostra alla galleria Nine Fish è stata decisamente inconsueta e ne sta preparando una nuova top-secret. Come mai gli piace fotografare dove è vietato?
I genitori di Salamat pensavano che se lui avesse studiato business management, avrebbe potuto intraprendere una carriera stabile e sicura. Dopo due anni di università negli Stati Uniti, però, lui decise di cambiare indirizzo e orientarsi verso la grafica e l’animazione. Non durò molto, perché poi si iscrisse ad una scuola d’arte dove finalmente si sentì a suo agio.
Nato 41 anni fa a Mumbai, Salamat deve ai suoi studi americani l’amore per la fotografia. “A scuola”, racconta, “c’era anche un corso di fotografia e il nostro professore era molto critico nei confronti del mio lavoro. Per me si trattò di un grande stimolo a migliorare e a cercare occasioni per esercitarmi. Uno dei miei compagni aiutava uno stilista a New York e, grazie a lui, scattai la mia prima sfilata. Il risultato fu deludente, le immagini erano sfocate e mosse. Eppure lo stilista mi permise di tornare e continuare a fotografare perché solo sbagliando avrei imparato.”
Dopo quella scuola, ne seguì un’altra di fotografia e quando Salamat rientrò a Mumbai nel 2012 cominciò a fotografare attori e artisti. In quel periodo conobbe anche due fotografi di Dubai che cambiarono il suo approccio alla fotografia: “Li vedevo preparare ogni sessione di scatti meticolosamente, utilizzavano delle app per sapere con esattezza dove sarebbe sorto il sole, portavano con loro diversi filtri che io non avevo mai utilizzato e si servivano di un drone. Oggi quello che ho imparato da loro fa parte della mia normale routine di lavoro”.
Passano due anni e Salamat fa un altro incontro importante: la sua futura moglie. Si conoscono online e – dopo otto mesi di chat – finalmente si incontrano a Sidney e si sposano a Mumbai nel 2015. Ma il destino aveva in serbo un’altra novità, i suoi amici di Dubai gli dissero che da Euronews stavano cercando un cameraman e avrebbero potuto presentarlo. Salamat non ci pensò due volte: oggi vive principalmente a Dubai e collabora anche con Netfix. E con la galleria Nine Fish?
Il primo contatto tra Salamat Husain e la galleria risale al 2016. Non fu subito un successo. Solo dopo alcune visite, il fotografo riuscì a condividere con Gourmoni Das – il curatore – alcuni dei suoi progetti e si sentì domandare: “Se dovessi fare una mostra, che cosa ti piacerebbe esporre?” In quel periodo l’attività della galleria era focalizzata principalmente sulla pittura e l’interesse per un fotografo era di per sé un ottimo segnale.
“C’erano tre temi che mi stavano a cuore in quel momento”, spiega Salamat, “immagini minimaliste, doppie esposizioni e un’indagine visiva sull’invasione dello spazio personale. In India siamo abituati ad interferire notevolmente con lo spazio altrui senza rendercene conto. Per esempio, quando guidiamo siamo molto vicini alle altre macchine e tagliamola strada spesso e volentieri, suoniamo il clacson in continuazione e inutilmente, accostiamo dove non dovremmo… Quando camminiamo ci comportiamo in modo simile e nelle file d’attesa non siamo certo ordinati come in Inghilterra. È normale, siamo abituati così. Ma se andiamo a vivere all’estero, come è capitato a me, allora ci accorgiamo che la prossimità con gli altri esseri umani può essere presa in considerazione in un modo tutto diverso, senza invadere continuamente lo spazio degli altri. E a volte ci può sembrare anche un po’ estremo.”
Le conversazioni tra il fotografo e il curatore negli otto mesi successivi al primo incontro aiutarono a mettere a fuoco il progetto di una mostra. Decisero di ampliare il tema dell’invasione dello spazio personale all’invasione degli spazi nelle aree urbane e di osservare i fatti da un punto di vista diametralmente opposto: quello del fotografo che vuole scattare dove non si potrebbe. “La conversazione con Gourmoni mi aiutò a cambiare prospettiva, cercai nel mio archivio alcune fotografie scattate dove non avrei potuto usare la macchina fotografica e cominciai ad andare di proposito a visitare luoghi nei quali era vietato fotografare. Per le mie immagini non autorizzate scelsi di utilizzare anche uno stile minimalista e doppie esposizioni. Oltre alla macchina fotografica, utilizzai il telefono e un drone. A volte non riuscii ad evitare il confronto con i responsabili della sicurezza, per esempio in un centro commerciale a Dubai. Non è assurdo che io non possa scattare una fotografia in un negozio quando sono continuamente filmato dalle loro telecamere di sicurezza? Anche quella è un’invasione del mio spazio!”
L’inaugurazione della mostra Not Allowed alla galleria Nine Fish (2020) destò scalpore. Non erano certo immagini di panorami rassicuranti da appendere in salotto e i visitatori dimostrarono di apprezzare la provocazione al punto che si dovette prorogare la data di chiusura di un mese e mezzo.
Ora Salamat è impegnato nella preparazione di una nuova mostra e di tanto in tanto visita Gourmoni per confrontarsi sui progressi. L’argomento? Per ora è top-secret.
Enzo Dal Verme
Workshop Ritratto