A combatterla per tutta la durata del conflitto sono i sottomarini tedeschi (e italiani) contro le flotte mercantili e militari britanniche e americane.
Nessuna battaglia è stata così determinante per la sconfitta del Nazifascismo come quella dell’Atlantico, la più lunga di tutte e quella che ha prodotto più sviluppi tecnologici. È infatti uno scontro portato avanti sia per mare con bombe e siluri che nei laboratori di ricerca scientifica e industriale. A combatterla per tutta la durata del conflitto sono i sottomarini tedeschi (e italiani) contro le flotte mercantili e militari britanniche e americane. E l’inizio non è dei più promettenti per gli Alleati.
La Gran Bretagna importa da sempre via nave tutto quello di cui ha bisogno dalle colonie dell’Impero o dall’America. Le rotte atlantiche più sicure da e per gli Stati Uniti sono quelle aperte dai vichinghi mille anni prima. Le navi partono dalle coste nord-orientali, viaggiano al largo del Canada, attraversano l’Atlantico del Nord, avvistano senza fermarsi la Groenlandia, quindi, costeggiano l’Islanda (diventata un’enorme base militare alleata), per arrivare infine sulle coste settentrionali della Gran Bretagna.
Quando la Germania invade la Russia e Mosca decide per necessità di passare dalla parte di Londra e Washington, è aperta anche una nuova rotta che prolunga il tragitto delle navi fino al mare di Barents, passando al largo della Scandinavia per approdare infine nei porti russi oltre il Circolo Polare Artico. Ma mentre l’Unione Sovietica può contare per i rifornimenti anche sulla via attraverso l’Iran o su quella attraverso il Pacifico settentrionale, per gli inglesi non c’è che quella dell’Atlantico.
Ecco perché prevalere nella relativa Battaglia dell’Atlantico significa porre le basi per vincere l’intero conflitto. Allo scopo i tedeschi investono moltissimo nella guerra sottomarina: se fossero in grado di affondare più navi di quante mai ne potranno inaugurare gli americani e gli inglesi, avrebbero la vittoria in tasca. Non sanno all’inizio che la capacità di produzione industriale americana a pieno regime permetterà sempre di produrne più di quante i tedeschi potrebbero mai affondarne.
I nazisti hanno sviluppato una nuova tecnica di attacco alle navi mercantili definita del “branco di lupi”. Secondo le regole classiche della guerra sottomarina i sommergibili dovrebbero rimanere in posizione passiva, aspettare l’arrivo del bersaglio e quindi agire in solitario. I tedeschi invece vanno a cercarsi i bersagli, una volta individuati chiamano a raccolta altri sottomarini e quindi attaccano in gruppo.
Un gioco che funziona benissimo fino a quando i convogli alleati non diventano giganteschi e non sono affiancati da navi da battaglia, aerei a lungo raggio e portaerei. Ma a fare la vera differenza nella Battaglia è la decifrazione di Enigma, il codice segreto con cui i tedeschi comunicano con i sottomarini. Sapere i piani dei nazisti a loro insaputa aiuta infatti parecchio gli angloamericani a neutralizzarli. Il dazio per tenerli all’oscuro della scoperta è però pesante perché comporta che ogni tanto qualche nave sia lasciata affondare e i relativi equipaggi condannati a morire.
Gli Alleati hanno progressivamente anche una strumentazione sempre più avveniristica a disposizione, composta di sonar, radar e bombe di profondità sempre più efficaci e tecnologiche che permette loro di individuare il “branco di lupi” da terra, mare e cielo, inseguirlo, incalzarlo e poi distruggerlo. A partire dal 1943 la flotta sottomarina tedesca deve arrendersi all’idea di rimanere sulla difensiva, ma fino all’ultimo giorno di guerra la Battaglia continua senza esclusione di colpi.
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