Gli strumenti oggi a disposizione di chi voglia sperimentare questo genere di ripresa sono molto evoluti, ma per fare un salto di qualità occorre studiare e fare molta pratica: è quello che ha fatto Pio Andrea Peri, oggi tra gli operatori più richiesti in questo campo.
“Tutto è nato nel periodo del Covid: dovevamo necessariamente rimanere chiusi in casa e decisi di approfondire le mie conoscenze della fotografia. Ho subito sentito un forte interesse per i droni in quanto permettono di scoprire prospettive insolite, sia in campo foto che video.”
Dopo questi studi, quali sono stati i tuoi passi successivi?
Ho acquistato il mio primo drone, ma prima di pensare alle riprese ho studiato per imparare ad usarlo; è importante saperlo controllare bene perché il rischio è di fare danni irreparabili. Inoltre bisogna chiedere i permessi di volo; io rispetto sempre le normative e tutte le mie riprese sono regola. Una particolare attenzione richiedono le Zone Rosse come nel caso dei parchi nazionali: occorre fare una domanda all’ente parco e aspettare la risposta all’ente che richiede 15 giorni per concedere l’autorizzazione. Ormai sono diventato uno specialista di volo nelle zone rosse, le ho sperimentate tutte: ho volato su Firenze, su Roma, sui parchi naturali e mi chiamano anche per riprese Rai. L’ultima l’ho fatta in occasione della rappresentazione di un’opera lirica di Puccini al teatro greco di Taormina.
Hai collaborazioni con aziende private?
Si, ho appena fatto uno spot per Louis Vuitton: è uscito su tutte le pagine ufficiali del brand. Mi cercano perché, oltre a pilotare i droni classici, piloto anche gli FPV; questo tipo di drone può esser pilotato oltre il proprio campo visivo grazie alle immagini riprese da una telecamera installata sul drone. Oggi non sono molti i pilati FPV preparati e dotati di una adeguata attrezzatura.
Ci sono fotografi a cui ti ispiri?
A livello fotografico le riprese col drone pongono problemi completamente diversi da quelli che si incontrano con la classica fotocamera e mi documento costantemente; apprezzo particolarmente i lavori fatti con il drone da alcuni fotografi del National Geographic. Molto bravo è anche il pilota della Red Bull Johnny Schaer, alias Johnny FPV.
Ci sono immagini di cui sei orgoglioso?
Sono stato il primo a fotografare Centuripe, la città a forma di uomo vicino a Enna; questa foto l’ho studiata a tavolino ed è diventata virale in tutto il mondo. E’ uscita anche sul New York Times. Dopo la prima immagine, ripresa nell’orario di mezzogiorno e che avete pubblicato sulla copertina di Tutti Fotografi nel 2021, ne ho fatta una seconda al calare del sole con la città illuminata: è ancora più suggestiva.
Con la diffusione dei droni, questo genere di riprese si sono diffuse anche a livello professionale..
Certamente, ma nel mio lavoro cerco di differenziarmi riprendendo zone poco viste, che poi coincidono con le Zone Rosse”, ad esempio Roma e i monumenti, per cui occorre richiedere le autorizzazioni. Per mia passione giro l’Italia a fotografare i monumenti principali, come il Colosseo e l’Altare della Patria a Roma; sono contento di averli ripresi prima che cominciassero i lavori della metropolitana perché adesso la città è un cantiere aperto. Per rimanere in Sicilia, a Catania c’è l’aeroporto: per volare in questa zona occorre l’autorizzazione della prefettura.
Ci sono orari nei quali preferisci lavorare?
Come nel caso della fotografia di paesaggio preferisco l’alba e il tramonto, momenti in cui la luce è magica, ma occorre una buona competenza fotografica perché è difficile regolare i parametri di un drone come il mio, un Mavic 3 Pro dotato di un sensore micro Quattro Terzi. Per migliorare le riprese uso dei filtri ND che compensano le differenti luminosità della scena; faccio io stesso la Color Correction, come anche la necessaria post-produzione. Recentemente ho ripreso i parossismi dell’Etna, le spettacolari fontane e colate laviche. Il TG5 ha trasmesso anche delle mie immagini riprese col drone e la Sony A7 IV dal teatro greco di Taormina.
A che distanza è possibile avvicinarsi alle eruzioni?
Quando l’Etna è in eruzione le guide vulcanologiche proibiscono di salire, ma io uso un drone FPV a lungo raggio che posso pilotare a una distanza di otto chilometri; l’ho fatto alzare da Piano Vettore sull’Etna e sono arrivato al cratere Voragine, quello con la maggiore attività, avvicinandomi molto.
Ci sono state conseguenze per l’attrezzatura?
Abbastanza! Ma è il rischio che mi prendo per realizzare contenuti spettacolari. I pericoli sono costituiti dai lapilli e dal calore fortissimo; un calore che incide anche sulla durata delle batterie, soprattutto se sono del tipo agli Ioni di litio.
Hai degli aneddoti da raccontare?
Anche se sono un professionista, commetto anch’io degli errori, calcoli sbagliati, folate di il vento non previste … Una volta ho perso il drone alle gole dell’Alcantara; stavo facendo un video nell’ambito della mia collaborazione con ISTA 360 (collaboro anche con Dji e con Sony) quando ho urtato un rametto talmente minuscolo da non essere visibile sul visore. Il drone mi è finito nel fiume! Per recuperarlo non ho esitato a calarmi nella scarpata profonda 9 metri immergendomi nel fiume: l’acqua era gelida, ho rischiato l’ipotermia. Quando il drone cade nell’acqua occorre lavarlo in acqua dolce pulita, asciugarlo e tenerlo immerso nel riso per almeno 2-3 giorni; il riso assorbe l’umidità e, nella maggior parte dei casi, il drone torna a funzionare.
Usi tecniche particolari?
Per quanto riguarda le riprese fotografiche ho studiato la tecnica di Matteo Bertetto per espandere la gamma dinamica; in questo modo le foto scattate col drone lasciano a bocca aperta. Ho realizzato foto di Roma davvero sorprendenti facendo molti scatti a diversa esposizione, nonostante la difficoltà delle ripresa in volo; metto il drone in modalità cine, lo tengo fermo in aria ed eseguo alcuni scatti, tre al massimo, variando l’esposizione con gli ISO. Ovviamente fondamentale è la stabilizzazione. Ho iniziato a sperimentare questa tecnica della multi-esposizione dovendo lavorare in ambienti poco luminosi dove non riuscivo a realizzare le immagini che volevo.
Cosa pensi dell’intelligenza artificiale?
Sta rovinando la fotografia. Le nuove funzioni vanno a falsare i cieli e tanto altro. Io sono invece della “vecchia scuola” e, nonostante usi mezzi moderni come il drone, non mi piacciono gli artifici dell’intelligenza artificiale generativa.
E se qualche ragazzo volesse seguire le tue orme, cosa gli puoi consigliare?
Procedere per gradi, iniziando con un drone semplice, non certo un Mavic 3 Pro; io ho cominciato con un drone giocattolo: l’ho perso dopo due giorni per una folata di vento, ma non ho gettato la spugna; ho studiato e mi sono costruito questo lavoro da autodidatta imparando tutto quello che so sperimentando “a mie spese” perché è inevitabile fare errori. Per iniziare suggerisco quindi di prendere in considerazione un DJI Mini che pesa meno di 249 grammi e quindi può essere pilotato senza patentino, e fare delle prove; se ci si appassiona, si può passare a un drone più evoluto, dotato di una fotocamera più performante per creare contenuti più dinamici. Ricordo poi l’importanza dell’assicurazione e suggerisco di registrarsi sul sito di D.Flight, la società del Gruppo ENAV che è responsabile della gestione e del controllo del traffico aereo civile in Italia. In questo modo si è riconosciuti per qualsiasi volo. Oggi chi compra un drone tende a non rispettare le regole e, confidando nelle proprie capacità di pilota, va oltre le altezze consentire, vola in Zone Rosse e in molti casi viola la privacy della gente. Avverto che le multe sono salate: se manca l’assicurazione obbligatoria si rischia una multa fino a € 113.000; se poi si violano le regole dell’articolo 1228 del codice della navigazione relativo al sorvolo dei centri abitati si rischia l’arresto fino a 6 mesi, per non parlare della violazione delle Zone Rosse che comporta sanzioni fino a € 64.000.