X
Entra
Accedi
Ho dimenticato la password
X
Se il tuo indirizzo è presente nel nostro database riceverai una mail con le istruzioni per recuperare la tua password

Chiudi
Reset password
Inserisci il tuo indirizzo email nella casella sottostante e ti invieremo la procedura per resettare la password
Invia
X
Grazie per esserti registrato!

Accedi ora
Registrati
Registrati
Ho dimenticato la password
Fotografia.it

Lo sguardo di Michael Kenna su Venezia

Intervista a Michael Kenna che ci racconta come è nato il suo rapporto con Venezia e la sua filosofia: fotografare ciò che non si vede

Enzo Dal Verme | 4 Gennaio 2025
Basilica San Marco, Study 3, Venice, Italy. 2019. © Michael Kenna

Basilica San Marco, Study 3, Venice, Italy. 2019. © Michael Kenna

Record di visite alla Galleria Dell’Incisione di Brescia per la mostra di Michael Kenna su Venezia. Il pubblico ha dimostrato di apprezzare molto le fotografie in bianconero scattate rigorosamente in analogico con pose lunghe, a volte lunghissime, nelle quali le architetture si specchiano in superfici che intuiamo essere acqua e le sagome mosse delle gondole avvolte dalla nebbia si alternano ai tipici pali da casada. Sono immagini a volte surreali che il fotografo, una delle figure più apprezzate della fotografia contemporanea di paesaggio, ha realizzato nel corso dei suoi numerosi soggiorni nella città lagunare.

L’esposizione è stata inaugurata in occasione della presentazione del suo nuovo libro – Venezia. Memorie e Tracce – che ha esaurito oltre 50 copie il giorno della presentazione lasciando una parte del pubblico un po’ delusa per non averlo potuto acquistare subito.
 “Non siamo del tutto sorpresi”, spiega la gallerista Chiara Fasser, “Kenna è molto amato dal nostro pubblico e le sue mostre sono sempre un successo da noi”.

Palazzo Ducale Reflection, Venice, Italy. 1987. © Michael Kenna
Palazzo Ducale Reflection, Venice, Italy. 1987. © Michael Kenna

Una attrazione cominciata molti anni fa

“È molto difficile non essere sedotti da questo luogo così particolare che ho visitato fin dagli anni Settanta”, racconta l’autore, “è un luogo pieno di ricordi, di storia; è una città fluttuante”.

Come è stato l’incontro iniziale?

“Quando ho conosciuto Venezia per la prima volta, probabilmente ero mezzo ubriaco – racconta il fotografo – ero studente e viaggiavo per l’Europa con lo zaino in spalla. Arrivato alla stazione Santa Lucia non avevo idea di dove sarei andato. Poi ho trovato un campeggio al Lido, ho montato la tenda e sono tornato a Venezia dove mi sono completamente perso ed è scoppiato un temporale.”

Quadriga of Horses, Basilica San Marco, Venice, Italy. 2007 © Michael Kenna.
Quadriga of Horses, Basilica San Marco, Venice, Italy. 2007 © Michael Kenna.

A quel punto il giovane Kenna aveva cercato riparo nell’imbarcadero di un traghetto provando ad addormentarsi. Fortunatamente, è stato poi invitato a trascorrere la notte sul pavimento del salotto di un abitante che lo ha soccorso.
“Quel gesto generoso mi ha fatto capire che i veneziani sono molto ospitali”.

Per la sua vacanza, Kenna aveva portato con sé una macchina fotografica, ma il suo approccio non era ancora quello che ora lo caratterizza.
“Era agosto, giornate molto luminose e soleggiate. Fotografavo a colori, un’esperienza diversa da quella che si può osservare ora nelle mie immagini. Però è lì che è iniziato il mio rapporto con la città, una conversazione che si è approfondita col tempo. In un certo senso mi sono sentito calato in una storia che non conoscevo; negli anni a seguire ho scoperto cos’è Venezia”.

Basilica di San Giorgio Maggiore, Study 3, Venice, Italy. 2019. © Michael Kenna
Basilica di San Giorgio Maggiore, Study 3, Venice, Italy. 2019. © Michael Kenna

Una esplorazione con la fotografia

Al fotografo inglese piace fotografare storie e di solito gli capita di sentirsi come se fosse stato catapultato proprio nel bel mezzo di una narrazione e dovesse cercare di capire dov’è l’inizio e se c’è una fine.

“Un piccolo esempio – racconta – è il fiume Po. Ho fatto la sua conoscenza per la prima volta a Reggio Emilia e ne sono rimasto affascinato perché mi ha sedotto, proprio come mi è successo con Venezia. Mi sono interessato e ho voluto approfondire la storia andando sulle montagne piemontesi dove ci sono le sorgenti;  ho poi voluto visitare anche il delta, dove il Po sfocia nell’Adriatico. Ne è nato un libro fotografico.”

“Agli albori del mio interesse per la fotografia, ho iniziato – come la maggior parte dei fotografi – a cercare di riprodurre ciò che vedevo. Questo approccio è durato a lungo, ma a un certo punto mi sono sentito frustrato perché le mie foto sembravano uguali a ciò che vedevo e non era quello che volevo. Desideravo invece una sorta di conversazione, una sorta di interpretazione, qualcosa che fosse il risultato di una collaborazione tra il soggetto e il fotografo.”

Quella di Venezia è stata una esplorazione molto graduale nel corso della quale, visita dopo visita, la relazione con la città si è approfondita. Non solo, man mano che gli anni passavano, il modo di fotografare e l’orientamento del fotografo si è evoluto; dal 1986 Michael fotografa prevalentemente con Hasselblad medio formato e, occasionalmente, non disdegna neppure l’imprevedibile Holga. Entrambe realizzano immagini di formato quadrato.

Così Kenna iniziò a sperimentare e a scattare di notte utilizzando lunghe esposizioni per catturare anche ciò che non poteva vedere. Un approccio che lui spiega così: “Dobbiamo risalire al seminario scolastico che ho frequentato da piccolo: era una scuola molto cattolica e io ero assolutamente affascinato dalla luce sull’altare che simboleggiava una presenza invisibile, potente e bellissima. Non è dimostrabile, non si può toccare, ma se hai fede credi che lì ci sia qualcosa. Poi, nel corso degli anni, le mie inclinazioni religiose sono cambiate. Nonostante ciò, quando fotografo, cerco ancora di fotografare quella luce invisibile.”

Flying Bird over San Marco, Venice, Italy. 1990. © Michael Kenna
Flying Bird over San Marco, Venice, Italy. 1990. © Michael Kenna

Considerare l’impermanenza ci aiuta ad apprezzare

Fotografando Venezia, Michael Kenna spiega di essere consapevole che non si tratta solo di fotografare ciò che appare oggi, ma di cogliere secoli e secoli di storia e ciò che gli interessa è proprio quello. Inoltre Michael è interessato a ciò che si può leggere tra le righe.

“Venezia può essere vista come un simbolo della condizione del mondo – ha spiegato nel corso della affollata conferenza stampa alla Galleria dell’Incisione di Brescia – è un luogo molto fragile, vulnerabile, unico, bellissimo… un luogo che un giorno non esisterà più, così come non esisteremo più noi.”

Una visione pessimistica? Per nulla. Il fotografo ha precisato che considerare l’impermanenza “ci permette di capire quanto sia assolutamente prezioso ogni secondo della nostra esistenza. E dell’esistenza della terra, dell’esistenza di Venezia. Quanto sia straordinaria la vita e quanto sia straordinaria Venezia.”

Sono questi i pensieri su cui Kenna si concentrava mentre fotografava Venezia, a più riprese? Sembra di no… “Di certo non stavo pensando a queste cose mentre fotografavo – confessa – mi stavo piuttosto godendo il mio cappuccino o il mio Aperol spritz tra uno scatto e l’altro. Di solito lascio a chi è più acuto di me il compito di interpretare le opere. Anzi, in un certo senso le mie foto sono inviti all’interpretazione. Io mi considero una specie di postino globale, vado in giro e raccolgo bei pacchi, li porto perché la gente li apra, li interpreti e si relazioni con loro. Ognuno troverà la sua interpretazione”.

Il futuro del postino globale

Quali sono i prossimi pacchi che il postino intende consegnare? “Per il 2025 sono previsti quattro libri in concomitanza con quattro mostre museali – ci spiega Michael Kenna – lavoro sempre a molti progetti e spero di continuare a fotografare finché ne sarò in grado”.

Michael Kenna davanti alle sue fotografie esposte in mostra
Michael Kenna davanti alle sue fotografie esposte in mostra. © Maddalena Fasser courtesy Galleria dell’Incisione

BOX

Il nuovo libro Venezia. Memorie e Tracce.
Il nuovo libro Venezia. Memorie e Tracce.

La mostra Venezia. Memorie e Tracce. Fino al 31 gennaio a Galleria Dell’Incisione a Brescia.
Orari: dalle 17 alle 20. Tutti i giorni escluso il lunedì. Ingresso libero

Enzo Dal Verme
Enzo Dal Verme è un fotografo conosciuto per avere ritratto celebrità come Donatella Versace, Laetitia Casta, Marina Abramovic, Bianca Jagger, Wim Wenders. Le sue immagini sono state pubblicate da Vanity Fair, l'Uomo Vogue, The Times, Marie Claire, GQ e tante altre riviste. I reportage scattati da lui sono spesso legati ad iniziative sociali, come la serie di ritratti di Eroi Urbani realizzati in Asia, Europa, America, Africa e Medio Oriente. Prima di dedicarsi a tempo pieno alla fotografia ha diretto la sua agenzia di comunicazione. Ha poi insegnato comunicazione all’Istituto Marangoni di Milano e Londra, allo IED di Milano, all’Ateneo Impresa di Roma e al Sole 24 Business School di Milano. Dal 2011 insegna i suoi fortunati workshop di ritratto nel corso dei quali gli studenti allenano la propria sensibilità ed esplorano il rapporto tra fotografo e soggetto. Collabora con la società olandese Science Of The Times per le ricerche sulle evoluzioni delle mentalità finalizzate all’innovazione nella comunicazione. Alla sua attività di fotografo commerciale, affianca una programmazione di mostre con i suoi lavori più personali. Enzo ha esposto in diverse gallerie in Italia e all’estero e in alcuni festival tra cui Alrles. Ha pubblicato negli Stati Uniti il libro Storytelling For Photojournalists e in Italia Marketing Per Fotografi. Pubblica regolarmente su Tutti Fotografi degli articoli di approfondimento sulla professione del fotografo. Ama il tofu ?
  • Cerca

  •  

  • Ultime News