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Fotografia.it

L’esperto Risponde. C’è da preoccuparsi per la polvere sul sensore?

Vediamo se ci sono differenze tra produttori, reflex/mirrorless e le precauzioni da adottare

Redazione fotografia.it | 4 Gennaio 2025
esperto-risponde-obiettivi

Con l’avvento del digitale, la polvere è diventata un problema serio. Se non sbaglio, fu Olympus il primo produttore che sviluppò un sistema antipolvere nativo. Per vostra esperienza, quali sono i sensori meno propensi a catturare polvere? E quali invece le tecnologie incorporate nelle fotocamere che risultano maggiormente efficaci nel pulire i sensori?
Massimo

Difficile dire quali sensori siano meno esposti alla polvere, per almeno un paio di motivi.
1) Come sensori, c’è molta meno varietà di quanto si potrebbe dedurre dalle fotocamere sul mercato, e in ogni caso sono accomunati dalle stesse tecnologie.
Tranne Canon (entro certi limiti), tutti gli altri usano perlopiù sensori Sony o strettamente derivati e prodotti in stabilimenti Sony. Questo vale ad esempio per Fuji e Nikon che, pur con le loro peculiarità, si fanno produrre i sensori da Sony.
Ultimamente, si dice che perfino alcuni sensori Canon siano prodotti da Sony, per via di certe tecnologie esclusive che le permettono maggiore integrazione (indispensabile per i sensori Stacked). Ci sarebbe anche Aptina che produce sensori di ottimo livello, ma meno avanzati come tecnologie di punta. Forse non c’è altro sul mercato delle fotocamere a sistema.

2) Ogni singola fotocamera fa storia a sé come esposizione alla polvere per cui è difficile fare confronti. A volte, mi arriva da provare una fotocamera che pare intonsa, che si direbbe non abbia mai scattato (ad esempio con ancora la lingua da scegliere, la data e l’ora), eppure trovo già qualche granello sul sensore. Evidentemente, sarà stata usata e forse portata a qualche dimostrazione, montando e smontando gli obiettivi.

Io uso Fuji da anni e ho pochi problemi di polvere rispetto alle fotocamere che mi arrivano da provare, ma forse questo significa soltanto che sono più accorto della media delle persone nel cambiare gli obiettivi. E poi in genere per lavoro uso due corpi macchina con due obiettivi con i quali faccio quasi tutto, per cui non mi capita così spesso di cambiarli nelle condizioni più concitate ed esposte alla polvere.

Tra gli accorgimenti adottati per prevenire o minimizzare il problema ce n’è uno intrinseco nella tipologia di fotocamera. La reflex, col suo specchio che di norma resta abbassato, dovrebbe proteggere l’area del sensore meglio di una mirrorless che non l’ha. Quindi, con la reflex, la polvere dovrebbe depositarsi sullo specchio senza arrivare al sensore.

Però si capisce anche che ad ogni esposizione quello specchio sbatte prima in alto e poi in basso, per cui in un certo senso si scrolla di dosso la polvere e crea ogni volta una nuvoletta di polvere all’interno del box reflex. Dubito quindi che ci sia una differenza sostanziale tra le due tipologie di macchine perché comunque una certa quantità di polvere prima o poi arriva sull’otturatore (quando è chiuso) o sul sensore (con l’otturatore aperto).
C’è da aggiungere che sulla mirrorless il sensore sta molto tempo esposto perché è lui stesso che produce l’immagine da inviare al mirino elettronico, mentre sulla reflex l’otturatore si apre soltanto durante l’esposizione.

In alcune mirrorless l’otturatore meccanico resta chiuso con la fotocamera spenta, per cui si consiglia di spegnerla al momento di cambiare l’obiettivo. Però, che il sensore resti esposto per poco o tanto tempo, se una certa quantità di polvere entra nella fotocamera nel cambio dell’obiettivo, prima o poi una parte di questa arriverà al sensore. D’altra parte, nella mirrorless il sensore è in posizione avanzata rispetto alla baionetta, quindi è anche più facile vedere i granelli di polvere e rimuoverli.

Un accorgimento adottato dai costruttori è quello di trattare il vetrino che protegge il sensore con materiali antistatici e “anti-appiccico”, come quelli impiegati da anni sulle lenti esposte degli obiettivi. Non prevengono del tutto il problema, soprattutto in presenza di particelle di unto, ma lo riducono abbastanza e in più facilitano la pulizia.

Un sistema anti-polvere di tipo attivo consiste nello scrollare la polvere dal sensore, ma funziona veramente solo con quella accumulata per gravità o carica elettrostatica. Un sistema più rozzo sfrutta il dispositivo di stabilizzazione sul sensore (ormai adottato da tutti i costruttori in gran parte dei loro modelli di fotocamere) per dare una bella scrollata al sensore ogni volta che si accende o si spegne la fotocamera. La presenza di questo sistema si nota facilmente per il rumore (toc-toc-toc) che si sente quando si attiva.

Un sistema più raffinato ed efficace (ed è quello messo a punto inizialmente da Olympus, ma poi adottato anche da altri) sfrutta gli ultrasuoni. Questo funziona apprezzabilmente meglio, ma nemmeno questo è risolutivo con lo sporco appiccicoso.

Insomma, più che i diversi sensori e i diversi sistemi antipolvere, credo che la grande differenza la faccia la frequenza con cui si cambia l’obiettivo, e l’ambiente. In situazioni di vento e polvere in sospensione c’è poco da fare: o si evita di cambiare l’obiettivo, oppure si sa che entrerà polvere che prima o poi finirà sul sensore.

Devo però dire che pulire il sensore non è così difficile e nemmeno così rischioso come si pensa. Certo occorre un po’ di manualità e di garbo nel farlo, ma il sensore non è così delicato perché il vetrino protettivo è veramente di vetro e non si graffia facilmente. Agli inizi, vent’anni fa, la prima volta che tentai di pulire un sensore, pensavo di averlo rovinato grattandolo con la paletta dotata di “pezzetta” inumidita; invece, per eccesso di delicatezza, avevo rigato soltanto la patina che nel tempo si era depositata sul vetrino. Con una pulizia più energica, tutto tornò a posto.

Quindi non vivrei il problema con angoscia: scelga la fotocamera che preferisce per altri motivi, abbia accortezza nel cambiare gli obiettivi e, all’occorrenza, pulisca il sensore con i sistemi che esistono e in base al tipo di sporco. Può usare la pompetta aspirante o “leccalecca” (è un tamponcino di gomma siliconica che si appoggia delicatamente sull’area interessata e asporta la polvere) per lo sporco secco e la spatolina con pezzetta imbevuta di alcool isopropilico per lo sporco unto.


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