“Il tema scelto per questo numero ci permette di unire idealmente due arti, la danza e la fotografia, ed è stato emozionante vedere come i fotografi hanno interpretato la danza ciascuno con la propria creatività tanto che le immagini sono originali e creative.
Gianni Berengo Gardin e Gabriele Basilico non hanno bisogno di presentazione e ho cercato due dei loro lavori meno conosciuti, ma che proprio per questo mettono in risalto la loro curiosità intellettuale; il reportage sul ballo delle debuttanti di Gianni è stato realizzato nel 1984, ma nell’intervista ho colto l’occasione affrontare con lui tanti aspetti della sua fotografia. Anche il lavoro di Gabriele Basilico è particolare: nasce da un’idea di Alessandro Mendini, direttore della rivista Modo, e riguarda quello che nel 1978 era il nascente fenomeno dei dancing che costituì una rivoluzione nel sistema del divertimento di massa.
Molto diverso il tema affrontato da Lucia Baldini, la danza classica; la sua collaborazione con Carla Fracci è nata quasi casualmente, ma ha dato frutti importanti tanto che è durata molti anni. Lucia ritiene fondamentale ascoltare la musica mentre fotografa; nel corso delle prove infatti, senza la musica, percepiva i corpi dei danzatori in modo completamente diverso. E poi ci parla delle difficoltà di fotografare la danza, dal passaggio dalla fotografia analogica a quella digitale e dell’importanza della scelta tra bianconero e colore.
Di grande interesse è l’intervista a Maurizio Beucci, fotografo internazionale e responsabile globale di Leica Academy, ovvero di tutte le sedici Academy presenti nel mondo. Il tema che abbiamo approfondito con Maurizio è l’importanza del progetto e la sua differenza con la lettura portfolio, con considerazioni su come rapportarsi con i professionisti che conducono i workshop e la lettura portfolio.
Originale è l’articolo di Enzo Dal Verme dedicato al Dance Liberation Front del 2001; le immagini sono state scattate nei primi mesi del 2001 a New York, ma la rivista Amica Germania, pur avendole acquistate, non le ha pubblicate per la coincidenza con gli attentati alle torri gemelle dell’11 settembre: l’articolo infatti parla di una organizzazione “comico-terroristica”. Tutto questo è coinciso con i grandi cambiamenti vissuti dalla città di New York, sotto il pugno di ferro di Rudolph Giuliani che negava la possibilità di ballare per le strade, da cui la rivolta del Dance Liberation Front.
Molta fatica ho fatto per ricostruire il lavoro di Eduardo Blidner, morto nel 2015; ci tenevo a pubblicare il suo lavoro sul Tango argentino, ma non riuscivo a trovare contatti finchè non ho scoperto la Icebox Gallery di Jackson in Minneapolis. Il suo direttore Howard Christopherson ha organizzato diverse mostre di Eduardo e l’ho intervistato; di aiuto mi è stato anche il portfolio pubblicato da Sara su Zoom tanti anni fa. Il tango è una danza sensuale nata a Buenos Aires, una miscela di passione e di dolore, e Eduardo Blidner è riuscito a coglierne l’atmosfera di malinconia e bellezza.
Le immagini di Sascha Huettenhain ci permettono di capire come tecnica e arte possono dialogare per creare immagini di grande impatto: per ottenere le “onde” attorno alle ballerine Sascha ha usato 15 kg di farina, gettata dagli assistenti su entrambi i lati e ha usato i tempi rapidissimi dei flash da studio. Sascha ci parla anche della sua tecnica delle esposizioni multiple.
E sempre in tema di tecnica vi segnalo i suggerimenti di Dario Bonazza che da anni fotografa eventi dedicati alla danza: utili sono i suoi consigli per affrontare uno spettacolo, dalla scelta di fotocamere e obiettivi al modo di effettuare le riprese in modo professionale; Dario sottolinea l’importanza di documentarsi, di studiare gli artisti e di scegliere l’approccio più adatto al racconto, se di documentazione o creativo.
Infine la ricerca storica di Danilo Cecchi; con la fine dell’Ottocento la danza viene scoperti dagli impressionisti e dai post-impressionisti con le danze del Moulin de la Galette di Renoir o le lezioni di danza di Degas, fino alle opere di Toulouse-Lautrec con le sue famose ballerine di Can-Can. La fine dell’Ottocento è anche il momento in cui la danza incontra, finalmente e timidamente, la fotografia. Danilo ha curato una storia lunga due secoli, ricca di scoperte.”
Paolo Namias
La rivista è disponibile su Fotografiastore