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L’esposizione al Grand Palais su August Sander curata dal pronipote Julian Sander © Enzo Dal Verme

Paris Photo, cosa c’era e cosa…c’è ancora!

È finita ieri sera una fiera incredibilmente ricca a cui si sono aggiunte tante mostre in città, molte delle quali si possono ancora visitare per tutto il mese e oltre.

Enzo Dal Verme | 11 Novembre 2024

Paris Photo è il prestigioso appuntamento annuale che riunisce a Parigi espositori e collezionisti provenienti da tutto il mondo. La settimana scorsa abbiamo pubblicato le anticipazioni sulla fiera e sugli eventi collaterali. Com’è stata la visita? Molto, molto stimolante!

Appena entrati nel Grand Palais, i visitatori si sono trovati di fronte a una grande parete con il progetto completo di August Sander esposto per la prima volta in Europa: Uomini Del Ventesimo Secolo. Sono ritratti scattati tra il 1892 e il 1954 con l’intento di catalogare la società tedesca dell’epoca descrivendo la diversità delle classi sociali e dei mestieri. Le immagini sono divise in 49 portfoli e sette gruppi: “Il contadino”, “L’artigiano”, “La donna”, “Classi e professioni”, “Gli artisti”, “La città” e “Gli ultimi”. In tutto sono 619 stampe a gelatina d’argento.

Tutte le classi sociali e i gruppi professionali – dai senzatetto ai granduchi – sono stati immortalati da Sander nel suo studio o nel loro ambiente naturale. La sua attività, però, ebbe una battuta d’arresto. Con l’ascesa al potere di Hitler, all’inizio degli anni ‘30, Sander fu costretto a interrompere il progetto. I funzionari nazisti confiscarono i negativi e distrussero le lastre. Dopo molti anni, il lavoro riprese e, dal momento che gli scatti sono stati fatti in un lasso di tempo così ampio, il risultato raffigura anche i cambiamenti sociali e politici dagli anni turbolenti tra l’Impero tedesco, le due guerre mondiali e la Germania del dopoguerra.

L’esposizione al Grand Palais è stata curata da Julian Sander, pronipote del fotografo. “Vorrei tanto mostrare di nuovo il mio lavoro”, osservava August Sander nel 1951, “ma non posso mostrarlo in una sola foto, né in due o tre, dopotutto potrebbero anche essere delle istantanee. La fotografia è come un mosaico che diventa una sintesi solo quando viene presentato in massa”. Quest’anno, Paris Photo sembra avere esaudito il desiderio del grande fotografo.

Questa è stata solo l’accoglienza che hanno avuto i visitatori: un primo impatto notevole che non poteva lasciare indifferenti. La visita ai padiglioni, poi, non è stata da meno. Le 195 gallerie in mostra hanno portato molti lavori importanti, anche tante foto particolari, meno conosciute e sicuramente delle chicche per i numerosi collezionisti presenti.

La galleria Bruce Silverstein di New York, oltre a portare la celebre Fourchette di André Kertész (1928), Il Ciclista (Hyères) fotografato da Henri Cartier-Bresson nel 1932, Marilyn Monroe mentre salta immortalata da Philippe Halsman nel 1959 e diversi vasi di fiori fotografati da Robert Mapplethorpe alla fine degli anni 70, ha anche esposto parecchie foto di Man Ray. Una, in particolare, ha attirato l’attenzione dei visitatori attenti. Si tratta di uno scatto del 1930, una piccola stampa fotografica con evidenti segni di pieghe che il fotografo custodiva nel suo portafoglio. L’immagine ritrae la sua musa di allora, Lee Miller, insieme a una donna non identificata mentre si baciano. Man Ray e Lee Miller condivisero la loro vita a Parigi dal 1929 al 1932, dapprima come mentore e aiutante e poi come amanti appassionati. Il motivo della bocca o del bacio è piuttosto frequente in Man Ray: si trova in altre fotografie ma anche in disegni, dipinti, incisioni e oggetti. Le labbra di Lee Miller hanno ispirato tutte queste opere e, anche se la loro relazione durò solo tre anni, la loro sinergia artistica diede i suoi frutti in alcune delle opere più iconiche della carriera di entrambi. L’immagine della fotografia spiegazzata verrà poi stampata solo col particolare delle bocche nel 1935 e diverrà celebre come “Le Baiser”. La piccola stampa che Man Ray custodiva nel portafoglio e che la galleria Bruce Silverstein ha presentato a Paris Photo non è solo una foto, ma quasi una reliquia, una traccia della vita dell’artista, nonché un oggetto che rivela le molte vite di un’opera d’arte.

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Man Ray Le Baiser (Il Bacio)1930 Stampa alla gelatina d’argento, stampata 1930 ca Annotazione “Miller Deldourne” sul verso Galleria Bruce Silverstein

Un’altra sorpresa ce la regala la Galleria Fifty One di Anversa che, celebrando i suoi 25 anni di attività, espone delle rare immagini di Saul Leiter, alcune mai messe in mostra prima. Quando pensiamo a Saul Laiter pensiamo subito al colore, agli scatti attraverso i vetri appannati, alle strade con la neve, i passanti infreddoliti e tante automobili. Questa, invece, sono piccole stampe, formato cartolina, inaspettatamente in bianco e nero. La galleria ha allestito una stanza solo per loro e il pubblico tornava a leggere più volte i cartellini con i nomi delle opere: davvero questo è Saul Leiter oppure ho letto male? Oltre a questa rare immagini del celebre fotografo americano, la galleria Fifty One ha proposto anche altri scatti inediti di Harry Gruyaert, Michael Wolf, Jacques Sonck e Mark van den Brink. Una selezione davvero speciale.

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© Saul Leiter, Gallery Fifty One, Antwerpen

La Galleria Sophie Scheidecker di Parigi è stata l’unica ad avere oscurato il proprio stand per illuminare in modo ottimale le opere in mostra, una selezione scelta accuratamente sul tema del surrealismo. Nella posizione centrale spiccava il ritratto di Robert Sherman scattato da Robert Mapplethorpe nel 1979. Un’opera poco conosciuta rispetto al resto del lavoro del celebrato fotografo newyorkese e, pertanto, ancora più interessante. Soprattutto perché esposta in ottima compagnia: un nudo velato del 1937 di Erwin Blumenfeld, opere di Man Ray e un grande ritratto dei cani di William Wegman, per citare solo alcune foto.

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Ritratto di Robert Sherman, Robert Mapplethorpe, 1979, Galleria Sophie Scheidecker

Selezione interessante anche da Camera Obscura, Parigi, che ha proposto – tra le altre cose – alcune stampe di Paolo Roversi. Sono immagini cha abbiamo già avuto modo di vedere in altre occasioni, ma rimane sempre un’emozione potere ammirare dal vivo un lavoro così importante che ha influenzato generazioni di fotografi.

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Paolo Roversi, Tami, Paris, 2016, Galleria Camera Obscura

Naturalmente, da Paris Photo non si sono visti solo i maestri della fotografia, quei nomi celebri consacrati più volte dalle istituzioni, ma anche artisti conosciuti e meno conosciuti con opere nuove e interessanti. La galleria Caroline O’Breen ha presentato un solo artista: Misha De Ridder (1971). Le sue immagini di natura sono di notevole impatto, si tratta di grandi stampe prodotte quest’anno che inquadrano angoli di natura e vogliono evocare contemplazione e intimità. Soprattutto, vogliono invitare gli spettatori a guardare di nuovo ciò che consideriamo noto e a ripensare l’ambiente che ci circonda perché – usando le parole dell’autore – “la realtà è un atto di profonda immaginazione”.

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Generative by nature, Misha De Ridder, galleria Caroline O’Breen

Interessante l’esposizione presentata da Polaroid e Magnum, sono i 10 vincitori del concorso che ha chiesto ai partecipanti immagini che creano empatia e cambiano prospettiva. In altre parole, scatti che sottolineano il ruolo della fotografia istantanea come potente mezzo di espressione creativa e di creazione di legami umani. Sotto la guida dei fotografi Magnum Enri Canaj, Jim Goldberg e Newsha Tavakolian, i partecipanti hanno esplorato un’ampia gamma di temi: dalla migrazione ai ruoli di genere, dall’espressione della propria identità alla riflessione sulla realtà di vivere con una malattia o lontano dalla famiglia.

Tutti i lavori sono stati creati utilizzando la nuova pellicola Polaroid in bianco e nero e la fotocamera I-2, una macchina fotografica istantanea di fascia alta con l’obiettivo più nitido di Polaroid e controlli manuali integrati.  Una delle dieci storie è stata scattata da Mengwen Cao (Cina/USA) che – preparandosi a lasciare temporaneamente New York per iniziare un prossimo capitolo della sua vita – ha voluto creare una sorta di rituale per onorare le persone e i luoghi cari. “IDareU2Feel Radio” è una serie di ritratti collaborativi arricchiti con le affermazioni degli amici, una testimonianza dei legami costruiti nel tempo.

Non solo Paris Photo. Uscendo dalla fiera, Parigi offre un’infinità di mostre ed eventi che hanno inaugurato più o meno in concomitanza con Paris Photo e rimarranno aperti anche dopo la sua chiusura. Oltre a quelli già segnalati nell’articolo sugli eventi collaterali, eccone altri che meritano una visita.

La collezione Jérôme Prochiantz

La Bibliothèque Nationale de France dedica una mostra alla raccolta di fotografie donata dal collezionista Jérôme Prochiantz nel 2023. Si tratta di una serie eccezionale ed eclettica di immagini: 368 stampe che includono autori diversissimi fra di loro. Composta da immagini di oltre 150 fotografi, la collezione di Jérôme Prochiantz ora arricchisce il patrimonio del Dipartimento di Stampe e Fotografia che vanta già oltre 6 milioni di stampe. 

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David Lynch – © Richard Dumas, agence VU Collezione Jérôme Prochiantz, Bibliothèque François-Mitterrand

La mostra mette in evidenza opere di artisti finora assenti dalle collezioni del Dipartimento di Stampe e Fotografia, come una fotografia a colori di Mario Giacomelli (in precedenza la Biblioteca possedeva solo stampe in bianco e nero del fotografo italiano), un paesaggio di Don McCullin – famoso per le sue foto di guerra – e opere di Gjon Mili, Robert Mapplethorpe, Masahisa Fukase, Nan Goldin e Masao Yamamoto.

Le goût de la photographie: dans ala collection Jérôme Prochiantz
In mostra fino al 12 gen 2025
Bibliothèque François-Mitterrand – Galerie des donateurs
Quai François Mauriac,
75706 Paris Cedex 13
Dal martedì al sabato 10:00 – 19:00
Domenica 13:00 – 19:00
Chiuso il lunedì
Ingresso libero

Le origini della fotografia

Poco lontano dalla Bibliothèque Nationale De France, si trova il Quai De La Photo, centro dedicato all’arte fotografica sulla Senna. Proprio sulla Senna, nel senso che è un barcone ormeggiato e dentro c’è una libreria e un ristorantino più – naturalmente – uno spazio dedicato alle mostre, presentazioni di libri e incontri con i fotografi. Attualmente c’è una piccola mostra sulle origini della fotografia. Non si tratta dell’esposizione più ricca e completa mai realizzata, ma di sicuro è ben organizzata e questo insolito museo galleggiante inaugurato nel giugno del 2003 merita una visita. Organizzano anche delle escursioni sulla Senna con piccole barche. Tour fotografici, naturalmente!

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Maison Nicéphore Niépce, Niépce Grenier, Pierre Yves Mahé (la foto della ricostruzione del laboratorio)

È aperto da mercoledì a domenica a partire da mezzogiorno fino a mezzanotte (o oltre).

Quai De La Photo
9 Port De la Gare, 75013
Ingresso libero

Uno sguardo francese sull’Italia

La Galerie Du Jour Agnès B. espone una serie di immagini scattate nelle piccole isole italiane dal fotografo francese Bernard Plossu. Tutto ha avuto inizio alla fine degli anni Ottanta, quando il fotografo visitò le isole al largo di Napoli (Procida, Capri, Ponza, Ischia). Quello fu il preludio di innumerevoli avventure a venire. L’arrivo a Stromboli nell’autunno dell’87 e poi Lipari, Filicudi e soprattutto Alicudi. E poi ancora le Isole Pontine nel Mar Tirreno, passando per le Egadi (Levanzo, Marettimo, Ustica) fino alle Isole Tremiti…

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Stromboli, 1987, © Bernard Plossu Tirage argentique baryté Courtesy galerie Camera Obscura & Galerie du Jour Agnès B

Bernard Plossu ha viaggiato instancabilmente in decine di isole in Italia, tante terre promesse dove ha goduto di una libertà semplice. Unica regola: andare fuori stagione, dopo l’estate. Le immagini ci mostrano spiagge di sabbia nera, crateri pieni di cactus, alberi di pompelmo e fichi d’India e ci invitano a sentire il vento, gli spruzzi del mare e la luce delle isole italiane. Per il visitatore italiano, alcune immagini sono un po’ stereotipate e celebrano la 500 e la Vespa sullo sfondo dei panni stesi. È tuttavia molto interessante scoprire da cosa si sente attirato un fotografo francese e vedere i paesaggi italiani attraverso le sue lenti.

Bernard Plossu, Dopo l’estate
Galerie Du Jour Agnès B
Place Jean-Michel Basquiat – 75013
Aperto fino al 22 dicembre
Da mercoledì a sabato 11:00 – 19:00
Domenica 14:00 – 19:00
Ingresso libero

Barbara Crane al Centre Pompidou

La celebrata fotografia americana, Barbara Crane (1928-2019) è nota per avere esplorato diverse forme e tecniche fotografiche. La mostra, la prima grande monografia in Europa, riunisce oltre duecento opere dell’artista nata a Chicago, alcune delle quali sono entrate recentemente nella collezione del Musée National d’Art Moderne. L’esposizione al Centre Pompidou si concentra sui primi venticinque anni della sua carriera e presenta alcune delle sue opere più importanti, tra cui alcune mai esposte prima. Si tratta soprattutto di street photography, in alcuni casi realizzata con doppie esposizioni. Una mostra interessante per il valore storico delle immagini esposte.

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Neon Series, 1969 – Collection MNAM Centre Pompidou, Paris – ©Barbara B. Crane Trust

Centre Pompidou
Aperta fino al 6 gennaio 2025
Tutti i giorni, tranne il martedì
Dalle 11:00 alle 21:00

Fotografare le piante

Science/Fiction – A Non-History of Plants traccia una storia visiva delle piante che collega arte, tecnologia e scienza dal XIX secolo a oggi. Riunendo più di 40 artisti di diverse epoche e nazionalità, la mostra mette a confronto opere fotografiche storiche come i cianotipi di Anna Atkins, l’inventario delle forme vegetali di Karl Blossfeldt e gli esperimenti al microscopio di Laure Albin Guillot con opere di artisti contemporanei come Jochen Lempert, Pierre Joseph, Angelica Mesiti, Agnieszka Polska e Sam Falls. Oltre alle immagini ci sono dei video. Sicuramente una esplorazione inusuale.

fotopuntoit_paris-photo_Maison-Européenne-de-la-Photographie_©-Agnieszka-Polska-The-Book-of-Flowers-2023
Maison Européenne de la Photographie, Science-Fiction The Book of Flowers, 2023 © Agnieszka Polska, Video HD, 9 min 38 sec, 2023 Courtesy Galerie Dawid Radziszewski, Varsovie

Science/Fiction — Une non-histoire des Plantes
Maison Européenne de la Photographie
5/7 Rue De Fourcy
Mercoledì e venerdì 11:00 – 20:00
Giovedì 11:00 – 22:00
Sabato e domenica 10:00 – 20:00
Chiuso lunedì e martedì
Ingresso € 9,00 – 14,00
Fino al 19 gennaio 2025


Enzo Dal Verme
Enzo Dal Verme è un fotografo conosciuto per avere ritratto celebrità come Donatella Versace, Laetitia Casta, Marina Abramovic, Bianca Jagger, Wim Wenders. Le sue immagini sono state pubblicate da Vanity Fair, l'Uomo Vogue, The Times, Marie Claire, GQ e tante altre riviste. I reportage scattati da lui sono spesso legati ad iniziative sociali, come la serie di ritratti di Eroi Urbani realizzati in Asia, Europa, America, Africa e Medio Oriente. Prima di dedicarsi a tempo pieno alla fotografia ha diretto la sua agenzia di comunicazione. Ha poi insegnato comunicazione all’Istituto Marangoni di Milano e Londra, allo IED di Milano, all’Ateneo Impresa di Roma e al Sole 24 Business School di Milano. Dal 2011 insegna i suoi fortunati workshop di ritratto nel corso dei quali gli studenti allenano la propria sensibilità ed esplorano il rapporto tra fotografo e soggetto. Collabora con la società olandese Science Of The Times per le ricerche sulle evoluzioni delle mentalità finalizzate all’innovazione nella comunicazione. Alla sua attività di fotografo commerciale, affianca una programmazione di mostre con i suoi lavori più personali. Enzo ha esposto in diverse gallerie in Italia e all’estero e in alcuni festival tra cui Alrles. Ha pubblicato negli Stati Uniti il libro Storytelling For Photojournalists e in Italia Marketing Per Fotografi. Pubblica regolarmente su Tutti Fotografi degli articoli di approfondimento sulla professione del fotografo. Ama il tofu ?
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