Sebastião Salgado, uno dei fotografi più affermati e celebrati in tutto il mondo, vince il premio Outstanding Contribution to Photography, nell’ambito dei Sony World Photography Awards 2024.
Decine di fotografie di Salgado saranno esposte nell’ambito della mostra Sony World Photography Awards 2024, che anche quest’anno si terrà presso la Somerset House di Londra dal 19 aprile al 6 maggio 2024. La selezione, curata dal fotografo, sottolinea i temi chiave e le pietre miliari che hanno caratterizzato gli ultimi cinque decenni della sua carriera. La mostra, che comprende opere dei suoi primi progetti come Gold (1986) e Workers (1993), e serie più recenti come Genesis (2011) e Amazônia (2019), esplora le complessità e le sfumature universali della vita sul nostro pianeta, rivelandone le inquietudini e difficoltà, ma anche la straordinaria bellezza.
“Sono onorato di ricevere questo premio e di sapere che il mio lavoro raggiunge il pubblico. La fotografia è il mio stile di vita, è il mio linguaggio e nel corso della mia carriera sono sempre stato interessato a catturare il momento storico in cui viviamo e a raccontare le storie della nostra specie e del nostro pianeta. Un fotografo scatta immagini tenendo conto delle proprie origini e nel mio lavoro cerco di esplorare la nostra esperienza umana condivisa.”
Negli anni ’80 e ’90, Sebastião Salgado ha viaggiato in tutto il mondo per realizzare i propri progetti, producendo una serie di serie famosissime che continuano ancora oggi a influenzare la cultura visiva. Varie opere tratte da questi progetti saranno esposte alla Somerset House nell’ambito della mostra Sony World Photography Awards 2024, tra cui Gold (1986), che documenta le dure condizioni delle impervie scarpate della miniera d’oro di Serra Pelada, nel nord del Brasile, e Workers (1993), che esamina i pericoli e le pressioni del lavoro manuale pesante nei settori petrolifero, edile, agricolo e minerario. Alla mostra sono esposte anche fotografie della serie Exodus (2000), un progetto a lungo termine che traccia il movimento globale delle persone, in contesti di migrazione economica e sfollamento forzato.
Dopo aver assistito alle atrocità dei conflitti in Congo e in Ruanda a metà degli anni ’90, Salgado si è allontanato per un certo periodo dalla fotografia per concentrarsi sul lavoro ecologico. Con la moglie Lélia, ha fondato l’Instituto Terra, un’iniziativa che si propone di riforestare e ricostruire la biodiversità nella Foresta Atlantica brasiliana. Osservando la prodigiosa capacità di rinnovamento della natura, Salgado si è sentito ispirato a tornare alla fotografia, creando due importanti opere, Genesis (2011) e Amazônia (2019), che saranno rappresentate nella mostra. Genesis esplora angoli remoti e affascinanti del pianeta in cui la natura selvaggia e gli esseri umani coesistono in armonia, mentre Amazônia ritrae la foresta amazzonica brasiliana e le comunità indigene che la abitano, evidenziandone la bellezza e mettendo in luce le minacce che incombono su di essa.
Sebastião Salgado si aggiunge al prestigioso elenco di nomi iconici tra cui spiccano William Klein (2012), William Eggleston (2013), Elliott Erwitt (2015), Martin Parr (2017), Candida Höfer (2018), Graciela Iturbide (2021), Edward Burtynsky (2022) e Rinko Kawauchi (2023).