La leggenda narra che Lucky Luciano abbia chiamato a raccolta i membri della Mafia siciliana affinché dessero una mano e che in cambio abbia ottenuto, per sé e per loro, una sorta di immunità per fare affari e la possibilità di inserirsi nei gangli della politica.
Le fotografie mai viste degli archivi di stato americani, tedeschi e polacchi.
A settembre uscirà il primo numero dei libri Zoom Archives, editi dalla nostra rivista Zoom con fotografie scattate nel cuore della guerra, spesso dagli stessi soldati. I testi descrivono l’evoluzione della guerra in uno stile giornalistico, scene di vita e i protagonisti.
A capo dell’O.S.S. americano è il colonnello William Joseph Donovan. Il mandato più urgente è quello di raccogliere più informazioni possibili sull’Italia in vista dell’invasione del Paese e in particolare della Sicilia. Recluta una squadra di agenti coordinati dal militare italo-americano Biagio Massimo Corvo e stabilisce il loro ufficio ad Algeri; ad aiutarli sono i contatti che gli immigrati siciliani antifascisti in America hanno ancora nell’Isola.
All’attività pratica e segreta si aggiunge quella istituzionale e visibile coordinata con gli Inglesi; nasce così l’Allied Military Government of Occupied Territories (A.M.G.O.T.), destinato a gestire l’Italia man mano che viene liberata. Al comando è posto l’aristocratico Generale britannico Harold Alexander. Sotto di lui è il Colonnello italo-americano Charles Poletti, nominato Direttore degli Affari civili; è sua la scelta degli uomini che dovranno amministrare la Sicilia in caso di successo.
A questo punto della vicenda è già entrata in campo la Mafia come presunta protagonista. In quel momento a guidarla, grazie alla sua autorevolezza, è Lucky Luciano; per l’anagrafe americana è Charlie Luciano, per quella italiana è Salvatore Lucania, nato a Lercara Friddi, provincia di Palermo, il 24 novembre 1897. Non è il Capo dei Capi perché è proprio lui ad abolire la carica sostituendola con la Commissione, il nuovo organo decisionale delle cinque famiglie mafiose principali di New York, ma di certo è il boss con maggiore influenza negli Stati Uniti.
Il soprannome Lucky (fortunato) se lo guadagna in campo criminale dopo essere sopravvissuto a una serie di coltellate e al taglio della gola in un agguato di sconosciuti a Staten Island. Le autorità americane lo interpellano nel 1942, quando gli chiedono di dare una mano per fermare chi sabota i mercantili in partenza per la Gran Bretagna nel porto di Manhattan. Il controllo del Sindacato dei portuali e di conseguenza dei moli è infatti una specialità della Mafia italo-americana.
Ma se fin qui il ruolo del Boss è chiaro, non è altrettanto chiaro quello che ha avuto nell’invasione della Sicilia. La leggenda narra che abbia chiamato a raccolta gli accoliti della Mafia siciliana affinché dessero una mano e che in cambio abbia ottenuto, per sé e per loro, una sorta di immunità, spazi di manovra per fare affari e la possibilità di inserirsi nei gangli della politica.
Nessuna inchiesta italiana, né parlamentare né giornalistica, ha però mai confermato il mito. Resta il fatto che il 3 gennaio 1946, Thomas E. Dewey, diventato Governatore dello Stato di New York, lo grazia per i servigi resi alla U.S. Navy; la condizione è che lasci gli Stati Uniti per stabilirsi in Italia. Da qui, secondo un’inchiesta del Senato americano del 1951, riprende indisturbato a fare il Capo “internazionale” della Mafia americana e siciliana, un’attività che sembra abbia esercitato fino alla sua scomparsa, avvenuta a Napoli il 26 gennaio 1962.