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Dati di scatto: 1/30s - F1.6 - ISO 1800 con Zeiss Natural Color

Dentro allo Zeiss Grossplanetarium assieme a vivo X80 Pro

vivo X80 Pro è un device costruito e coingegnerizzato in modo molto differente rispetto alla concorrenza. Grazie allo stretto legame con Zeiss il nuovo flasgship può contare su tecnologie ottiche solitamente dedicate al segmento fotografico.

Francesco Carlini | 17 Giugno 2022

Nei giorni scorsi sono stato alla presentazione europea del nuovo flagship vivo X80 Pro, presentato già a maggio per i mercati USA e Asia, tenutasi a Berlino allo Zeiss Grossplanetarium. Non sarà una vera e propria recensione di prodotto, più un viaggio attraverso le tecnologie utilizzate da Zeiss per far rendere al meglio il comparto fotocamera del nuovo smartphone.

Una recensione di prodotto, una prova sul campo, ad ora sarebbe superficiale. Solitamente utilizzo un prodotto per almeno una settimana intera, anche due, prima di farmene un’idea vera e non condizionata dal momento; anche perché di mezzo ci sono le misurazioni di laboratorio, imprescindibili se voglio capire con esattezza quanto e come spingere il device che sto provando. Ma come dico spesso le prime impressioni a volte contano molto e X80 Pro ha diverse cose interessanti che mi hanno colpito subito: un editor interno funzionale, una riproduzione del colore finalmente veritiera rispetto alla realtà, effetti bokeh che non si limitano ad essere semplici mascherature AI, potenzialità video di altissimo profilo.

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Zeiss Grossplanetarium

Ma, a parte alcune immagini scattate con X80 Pro durante la visita al Grossplanetarium, rimando queste analisi alla prossima review. Qui vi vorrei parlare di quanto Zeiss creda in questa partnership e di come vivo si sia mossa molto diversamente, forse anche meglio, dalla concorrenza per assicurarsi una coingegnerizzazione vera e propria. Da quello che ho potuto vedere, vivo si sta muovendo in maniera similare a quanto Huawei ha fatto con Leica. Mi spiego: Leica non si è limitata ad apporre un bollino rosso su uno smartphone, ha fornito a Huawei gli schemi ottici per far sì che aziende terze li sviluppassero secondo le specifiche tedesche e poi ne ha sottoposto la certificazione a minuziosi controlli di laboratorio. Inoltre, da P9 a P20 Pro e ora nuovamente con P50 Pro, ha curato la color science dietro il sensore monocromatico. Di tutto ciò Leica non ha mai fatto grossi proclami, è stata sempre un passo indietro lavorando un po’ nell’ombra ma la sua presenza si è sempre sentita tantissimo. Ne parlai anche durante la mia visita a Wetzlar assieme a Mate 10 Pro.

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vivo Xpedition

Zeiss si comporta diversamente e si mostra nella sua completezza, non fa mistero dei test che svolge sui device vivo. Ma soprattutto fa tutto questo a casa propria e non attraverso terzi. Questo diverso approccio alla partnership di sicuro è un valore aggiunto, permette a noi giornalisti e ai consumatori finali di avere più “risposte” e anche di capire i grandi sforzi che si fanno per avere un flagship che possa davvero fregiarsi di questa dicitura. I test di laboratorio fatti a Berlino sulle lenti interne degli smartphone rispecchiano in tutto e per tutto quelli riservati solitamente alle “vere” ottiche Full Frame. Insomma, una garanzia. Ma anche Zeiss si è concentrata sulla color science partendo direttamente dallo studio dell’occhio umano e dello spettro colore che è in grado di percepire.

I punti cardine del lavoro Zeiss sono tanti: il rivestimento T* applicato alle lenti frontali, la gestione delle perdite di luce, lo spettro colore rilevato, la gestione dell’effetto sfocato. Cercherò di spiegare meglio ognuno di questi punti, non rigorosamente in quest’ordine, mostrando anche alcune immagini scattate con X80 Pro in loco. Ma vi ricordo che di questo flagship parlerò approfonditamente fra un po’ di giorni.

Zeiss Grossplanetarium come Zeiss Imaging Lab

Entro allo Zeiss Grossplanetarium, una struttura costruita per il 750esimo anniversario di Berlino nel 1987. All’interno un percorso fatto di svariate sale nelle quali i tecnici Zeiss e vivo ci hanno “preso per mano” e accompagnato attraverso gli studi fatti per migliorare la resa fotografica di X80 Pro. Prima di cominciare si è tenuto un brevissimo discorso fatto dai manager vivo per introdurci all’esperienza atipica che ci avrebbe investito poco dopo. Perché atipica? Solitamente alle presentazioni è un fiorire di specifiche di prodotto, visual e speech dove si discute di quanto tutto sia meraviglioso e “migliore”. Ma oggi è diverso, oggi sono i dati scientifici a parlare..e devo dire che è molto bello che sia stato così per una volta.

La prima sala è rivolta alla gestione del colore, ma non voglio partire da qui. Prima di analizzare la cromia l’immagine bisogna immortalarla, per cui direi di partire dal comparto ottico del modulo fotocamera. Come ho già anticipato tempo fa, per saggiare le specifiche di un obiettivo per smartphone, Zeiss ha creato le Digital Twin – delle copie digitali 3D delle lenti che compongono un’ottica, in grado di simulare il reale effetto che avranno sul campo partendo da dati matematici certi. Solitamente il procedimento è studiare una composizione, realizzarne svariati prototipi, testarli sul campo, sceglierne uno e affinarlo. Ciò comporta un dispendio enorme di tempi ma soprattutto di costi. Le Digital Twin abbattono entrabe le problematiche portando risultati veritieri. Tra l’altro il procedimento 3D è praticamente identico a quello “fisico”; proprio come durante un test MTF, un raggio di luce virtuale attraversa il gruppo ottico simulato proprio come farebbe un collimatore nella realtà. Stesso discorso possiamo farlo per l’analisi della risoluzione: vengono utilizzate delle mire in bianco e nero per saggiare le prestazioni lw/ph (linee per millimetro) dal centro ai bordi del fotogramma.

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I tecnici Zeiss mostrano l’incidenza della luce sulle lenti.

Strettamente collegata all’analisi 3D è quella relativa all’applicazione del rivesimento T* in grado di sopprimere i riflessi e i bagliori interni e massimizzare l’impatto della luce sul sensore. Spesso si dà per scontato ma il coating è necessario altrimenti l’immagine sarebbe senza contrasto alcuno e con colori talmente desaturati da sembrare quasi un profilo piatto. La controprova ci è data da un test: due fotocamere identiche con lo stesso obiettivo, uno con rivestimento T* e uno senza. Senza coating il flare è ingestibile. Possiamo quantificare questo discorso? Sì. In ogni smartphone la costruzione interna varia dai 5 ai 9 elementi per obiettivo. La cosa più difficile da contrastare è quindi la dispersione di luce data dal primo elemento che dovrebbe incanalarla all’interno; bene, questa prima perdita sensibile è nell’ordine del 4%. Ma con il rivestimento T* utilizzato, circa 350 volte più sottile di un capello, questo valore scende allo 0.5%.

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Sul monitor di sinistra l’immagine protetta dal rivestimento T*, sulla destra senza.

Si parla ovviamente anche di color science. Qui la comparazione è fatta direttamente con l’occhio umano. Come sapete la percezione del colore è monocromatica, sono i recettori dell’occhio a separare le onde e darci la tricromia quindi la separazione della luce nei tre colori primari e nelle loro infinite sfumature. Ma la percezione dipende anche da altri fattori come l’illuminazione e la temperatura, il metamerismo, la memoria colore del cervello e il bilanciamento del bianco. Ma come funziona il segnale quando è analizzato digitalmente e non dall’occhio umano? Su X80 Pro viene utilizzato un senosre RGB quindi in grado di caturare lo spettro colore visibile. A questo punto gli ingegneri si muovono percorrendo tre vie. La prima è il debayering, quindi l’interpolazione dei colori non rilevati del sensore utilizzando come matrice i pixel adiacenti. La seconda è la correzione del bilanciamento del bianco, impegnativa dato che il verde è il colore più sensibile si devono andare a registrare i valori del rosso e del blu per avere una corretta lettura e non un’immagine con una patina verdina. Infine la color correction e la color reproduction, sempre di pari passo.

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La classica postazione per il controllo colore.

Ma questo smartphone è anche impreziosito da una riproduzione del colore che punta ad essere davvero fedele alla realtà, una modalità che si chiama Zeiss Natural Color. Qui occorre secondo me fare una premessa. Negli ultimi anni i nostri “gusti” sono cambiati, i nostri occhi si sono forse disabituati a guardare al di fuori di un display. I moderni pannelli hanno contrasti e saturazione eccessivi, forse anche per far risaltare immagini non perfette; ciò ha fatto sì che, alla lunga, anche la nostra capacità di giudizio fosse mitigata da questo aspetto. Posso riassumere questo concetto riprendendo il discorso fatto poco sopra sulla memoria colore del cervello: toni così vividi, perfetti per una rapida condivisione, sono quelli che ad ora la nostra mente si aspetta e valuta come ottimali. Ma ovviamente sono “più vividi” di quelli che sono realmente percepiti dall’occhio. Zeiss Natural Color si propone quindi di ottimizzare la nostra percezione e mostrare quello che in realtà sarebbe una cromia ottimale. E questa calibrazione è fatta su tutte e quattro le ottiche.

Le nuove funzioni di X80 Pro

Gli studi elencati precedentemente trovano quindi conferma nelle immagini prodotte da vivo X80 Pro. Ma ovviamente ci sono aspetti più importanti di altri. L’effort di Zeiss si esplica soprattutto nella modalità Portrait e in quella Cinematic Bokeh di “nokiana memoria”. In Portrait si possono scegliere fino a 4 preset differenti: Biotar, Planar, Sonnar e Tessar. Ovviamente non si chiamano così perché replicano la struttura interna delle ottiche Full Frame ma perché cercano di riprodurne gli effetti dello sfocato. La cosa interessante qui è che queste “maschere” non sono collegate direttamente alla AI del chip V1+, non si basano sul classico schema di apprendimento automatico composto da un database di immagini quasi infinito bensì sono stand alone; in poche parole, se si scatta con la modalità Biotar lo swirly bokeh non potrà essere cambiato in post selezionando Sonnar, si potrà agire solo sull’apertura simulata quindi portarla da F1.7 a F11. Questi preset sono quindi stati sviluppati basandosi su una singola immagine lasciando al processore giusto l’analisi della profondità di campo.

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Dati di scatto: 1/30s – F1.6 – ISO 1800 con Zeiss Natural Color

E poi, strettamente collegata, c’è la Cinematic Bokeh. Vi ricordate Nokia 8.3? Su quel modello si poteva registrare in formato cinematografico 21:9 con effetti cinema Original, Anamorphic e Blue Flare. Su X80 Pro le cose sono diverse, ma il rimando al passato c’è: si può infatti registrare in anamorfico con desqueeze automatico e toni piuttosto freddi. Ma c’è di più ed è una vera chicca: in Cinematic si trovano ben 8 Lut precaricate a applicabili live al registrato.

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Dati di scatto: 1/2300s – F1.6 – ISO 50 con Zeiss Natural Color

Ma sono tante le altre particolarità, soprattutto riguardanti l’editor di questo device. Ad esempio in modalità Pro c’è la correzione automatica dell’orizzonte, per cui si potrà dire addio alle foto di architettura storte o con le linee cadenti; e poi doppia esposizione, Pro Sport con modalità Panning, Astro per fotografare le stelle, Super Luna come su X60 Pro.

Ma di questo parleremo più avanti, datemi un po’ di tempo!

Francesco Carlini
In primis appassionato di fotografia, dal 2008 faccio parte del team di Editrice Progresso, storica casa editrice italiana fondata nel 1894, e gestisco il sito www.fotografia.it. Al lavoro redazionale e giornalistico nel corso degli anni ho affiancato il lavoro di prova dei prodotti e delle misurazioni di laboratorio riguardanti fotocamere, obiettivi e smartphone.
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