Uno studio dell’agenzia Suite 48 Analytics ha preso a campione 881 fotografi ai quali è stato chiesto quanto spesso usassero lo smartphone per i loro servizi professionali e nel loro tempo libero.
La classica, ennesima, battaglia “smartphone vs camera”. Un recente sondaggio dell’agenzia Suite 48 Analytics, riassunto in forma grafica da Statista, si pone una domanda foriera di fraintendimento: “Are the pros ready to switch to smartphones?”. Anche se così può sembrare mal posta, il punto su cui ruota lo studio è capire quanto spesso i fotografi professionisti si affidino ad uno smartphone per i loro servizi. Il 64% degli intervistati, residenti in Europa e Nord America, afferma di non scattare mai foto professionali con il proprio smartphone quando lavora con un cliente. Del 36% rimanente (anche se dal grafico c’è un 1% in più), il 24% confessa di utilizzarlo per meno della metà dei propri scatti e il restante 13% per almeno la metà. Molto probabilmente questa percentuale riguarda le classiche foto di “backstage” per il web e i social media (Reel, Stories ecc), siano essi del professionista o del cliente.
Per quanto riguarda l’ambito più personale invece (famiglia, vacanze, amici), prevedibile che anche un professionista preferisca uno smartphone alla fotocamera: d’altronde è il dispositivo che abbiamo sempre in tasca. E poi, diciamocelo: non è che si può lavorare h24.
Guardando i dati alla domanda originaria “Are the pros ready to switch to smartphones?” bisognerebbe forse rispondere “No”, sono le percentuali a dirlo. Ma sarebbe comunque sbagliato dare una simile e secca risposta. Gli smartphone puntano tutto o quasi su una buona fotocamera, è quello il dato che in fin dei conti fa le fortune di un’azienda e sposta le quote di mercato. Basta guardare i modelli di oggi: nuove tecnologie di sensori come RYYB per Huawei, RGBW per Oppo e monocromatico Leica, le ricerche di OminiVision, nuove tecnologie di zoom a periscopio di Huawei, a gruppi mobili di Oppo, variabile di Sony e retrattile di Xiaomi. Non solo, perché Sony si è anche spinta a fare quello che si spera prima o poi facciano tutti: rendere compatibile Sony Xperia 1 II Pro e III Pro con un corpo macchina.
E che dire delle partnership? Tutti i produttori si affidano ai grandi marchi della fotografia per sviluppare i loro moduli: Nokia e Zeiss furono i primi seguiti da Huawei e Leica (ma forse finirà a breve), oggi ci sono anche OnePlus con Hasselblad, Vivo con Zeiss e Sharp con Leica. Segno che forse, finalmente, la grande battaglia portata avanti negli ultimi 10 anni dalle aziende fotografiche contro il settore mobile sta giungendo al termine e che anche questi dispositivi verranno riconosciuti finalmente non solo come “nuove compatte” ma come “valide alternative” per le situazioni che lo richiedono.
Le piattaforme di sharing più utilizzate poi sono un veicolo importante. La superioirità qualitativa delle fotocamera è ovvia e palese ma l’utilizzo di un cameraphone in determinati contesti è molto più “veritiero”: avvicina il pubblico al cliente per questo è importante, per questo è richiesto (come sopra: backstage, Reel e Stories ad esempio). In poche parole: c’è un linguaggio ben preciso che solo attraverso un device mobile può essere massimizzato. E questo un buon fotografo e un cliente attento lo sanno. La tecnologia ci mette a disposizione una moltitudine di dispositivi con tecnologie differenti per contesti differenti. La fortuna dei tempi moderni è che possiamo scegliere il giusto mezzo per ogni tipo di situazione.
Sia essa una fotocamera o uno smartphone.
Potete trovare qualche esempio pratico sulla qualità dei moderni smartphone sotto il tag lab test.