Compatto, leggero e con buone prestazioni. Qualche considerazione sul nuovo Sony FE 50mm f/2.5 G, cinquantino per la Street Photography.
Proprio ieri Sony ha presentato un trio di prime supercompatti: FE 24mm f/2.8 G, FE 40mm f/2.5 G ed FE 50mm f/2.5 G. Dei tre il 50mm sembra ideale per la street photography soprattutto se utilizzato con A7C ma grazie all’innesto E potrà essere montato su ogni modello Sony.
Questo 50mm è il terzo della gamma Sony, il quarto se contiamo anche la versione Zeiss: FE 50mm f/1.2 GM, FE 50mm f/1.4 ZA Planar T+, FE 50mm f/1.8 e ora FE 50mm f/2.5 G. Le grandi differenze non sono tutte nell’apertura ma ovviamente anche nella costruzione interna; quello presentato oggi non è sicuramente il più “semplice”, sarebbe sbagliato sottovalutarlo così a priori. Non è luminosissimo, questo è certo, però per la street photography basta e avanza; è per appassionati esigenti che preferiscono sacrificare un po’ di qualità a fronte di un innegabile guadagno in portabilità. Non è un obiettivo per il professionista. Non servirà neppure un grande zaino per uscire a fotografare, basterà una messenger o un marsupio tipo un Everyday Sling Peak Design, tanto per intenderci.
Insomma, un 3 litri basta e avanza per potersi togliere delle belle soddisfazioni e fotografare in strada in tutta comodità. Tra l’altro è sia semplice da utilizzare che molto divertente, permette di essere agili nei movimenti e furtivi quanto basta. Il form factor che ne deriva con un corpo compatto premia il carico che solitamente si porta in giro: un totale di 684 grammi, praticamente non si sente. Stesso discorso per chi predilige i video e quindi utilizza un gimbal in esterni o un piccolo treppiede in interni.
Se è vero che questo 50mm, così come gli altrettato nuovi 24mm e 40mm, è ideale con Sony A7C è bene non sottovalutarne l’accoppiata con Sony A6600. Sfruttando il fattore di crop del sistema APS-C si avrà quindi un 75mm di buona qualità (un 36mm e un 60mm negli altri due casi).
Sony FE 50mm f/2.5 G è composto da 9 elementi suddivisi in 9 gruppi, con una lente asferica e una lente ED che contribuiscono a minimizzare le aberrazioni cromatiche e un diaframma arrotondato a 7 lamelle. Ha una distanza minima di messa a fuoco di 35 cm (AF)/31 cm (MF) e un ingrandimento massimo di 0.18x (AF)/0.21x (MF). Il barilotto è in metallo, paraluce compreso, ed è sigillato a prova di infiltrazioni di polvere ed umidità.
Ha due ghiere, una per l’apertura e una per la messa a fuoco. L’anello dedicato all’apertura presenta tacche su ogni stop e 1/3 di stop e ha una piacevolissima frizione, che può essere esclusa tramite il pulsante De-Click posto sul lato destro. L’anello per la messa a fuoco manuale, utilizzabile anche in autofocus, è invece in gomma e posizionato poco sopra il selettore AF/MF. All’interno di ogni barilotto ci sono due motori lineari molto veloci e silenziosi, necessari per non perdere il soggetto in Real Time Tracking sia in foto che in video.
La costruzione è quindi pregevole e attenta, un prodotto che alla vista e al tatto è in tutto e per tutto “premium”. Sicuramente meglio costruito di FE 50mm f/1.8 dove la plastica la fa da padrona, anche se qui bisognerà rinunciare a più di uno stop di luminosità.
I più saranno spaventati dalla poca luminosità che sulla carta offre quest’ottica. Di certo non siamo di fronte ad un campione come FE 50mm f/1.2 GM ma FE 50mm f/2.5 G si difende bene ugualmente. A stupire è la tenuta della risoluzione a tutte le aperture, segno di una lavorazione ingegneristica curata nei minimi dettagli. Leggermente peggio la gestione del rumore, anche se il breakeven delle prestazioni si ha davvero a valori limite. Ho provato l’obiettivo con Sony A7C quindi le risultanze delle misurazioni sono “viziate” dal sensore del corpo macchina; ma è anche vero che difficilmente questo 50mm sarà montato su fotocamere dalla più alta risoluzione, per cui sono prove indicative.
FE 50mm f/2.5 G ha una buonissima tenuta della risoluzione già all’apertura limite di f/2.5 ma, come consuetidine, dà il meglio di sè ad f/2.8, f/4 ed f/5.6. A f/8 una sbavatura impercettibile e costante fino ad f/11. Il declino comincia a percepirsi solo da f/16 in poi.
L’ottica riesce a gestire risoluzione e rumore senza patemi fino a ISO 1600. Da qui in poi la risoluzione comincia a scendere e il rumore a farsi notare nel file immagine in maniera più accentuata. Il breakeven lo si ha però a ISO 25600, un valore che possiamo considerare limite utilizzato in condizioni estremamente particolari.
Un po’ di distorsione c’è ma è un valore non percepibile nell’immagine.
Da un estremo all’altro. Da un 50mm f/1.2 a un 50mm f/2.5 con 2-stop in meno, un downgrade obbligatario per rendere possibile dimensioni così compatte. È facile farsi prendere la mano. Dico la verità: mi ci sono divertito parecchio. Una giornata con A7C e questo cinquantino mi ha fatto riapprezzare la possibilità di uscire, seppur per poco, da casa. Tra l’altro ho scelto di concentrarmi su questo obiettivo proprio perché l’ultimo su cui ho messo mano era una specie di “mostro” di luminosità. Il paragone con FE 50mm f/1.2 GM è chiaramente fuori luogo: quello per il professionista, questo per l’appassionato. Ma, pagando lo scotto dell’apertura, il grande pregio è la libertà nei movimenti che si guadagna.
Questo è il classico “cinquantino”: piccolo, leggero e versatile, ideale per la street photography. L’ho utilizzato principalmente su A7C ma anche su A7 III che, data l’impugnatura leggermente più alta, ne premia il bilanciamento in mano soprattutto rispetto ad FE 50mm f/1.8. Girare con un obiettivo così discreto è davvero piacevole; permette di scattare in tranquillità, ci si sente “meno pressione” addosso quando si cammina per le strade. Il design è davvero curato e sembra di avere tra le mani quasi un bundle vintage: la ghiera dei diaframmi è ben costruita e con una frizione soddisfacente, unica pecca in questo “disegno” forse la mancanza della scala delle distanze per giocare con la ridotta profondità di campo.
La stabilizzazione non c’è, ci si deve affidare solo a quella interna del corpo macchina ma non ho riscontrato alcun problema durante la giornata. Anche scattando mentre si cammina si riesce a portare a casa il 90% delle immagini. È affidabile anche per quanto riguarda la rapidità: il doppio motore lineare segue molto bene il sistema AF di A7C (quindi anche quello di A7 III). Si potranno quindi immortalare soggetti in movimento in Real Time Tracking senza pensieri, anche questo un grande risultato viste le dimensioni del barilotto.
Stesso discorso per quanto riguarda la distorsione e la nitidezza. La prima talmente lieve da non essere mai disturbante; la seconda davvero eccellente sia al centro che ai bordi dell’immagine.
Questo 50mm è la soluzione che mancava al corredo di ottiche Sony. Certo, sono svariate le possibilità a listino ma nessuna davvero “comoda” come questo cinquantino. La rinuncia ad un pizzico di luminosità nei confonti di un f/1.8 (da f/1.4 in poi si parla quasi unicamente al professionista) è ben sopperita da dimensioni e peso minimali. A stupire è però la qualità costruttiva, che si traduce in una tenuta della risoluzione e in una nitidezza da bordo a bordo che davvero non pensavo possibile quando mi è stato spedito. Assieme ad FE 24mm f/2.8 G, FE 40mm f/2.5 e ad FE 28-60mm f/4-5.6 costituiscono un buon corredo a pieno formato per la fotografia agile in accoppiata a Sony A7C.
Quello che mi chiedo ora è: data tutta questa attenzione qualitativa a questo segmento, che margini rimangono per la famiglia A6000?
Tutte le immagini sono state scattate con Sony FE 50mm f/2.5 G su Sony A7C