Minneapolis, Louisville e Washington DC: arresti e violenza.
Tutti abbiamo visto molte e molte volte il video in cui Derek Chauvin, uno dei poliziotti che hanno risposto alla chiamata del 911 da parte di un impiegato di un piccolo negozio di Minneapolis a causa di una banconota illegale fornitagli per comprare delle sigarette, ha ucciso George Floyd premendogli il ginocchio contro il petto per lunghissimi 8 minuti incurante delle grida di sofferenza (“Non riesco a respirare”) di quest’ultimo. Quel video, circolato sul web pochi istanti dopo l’accaduto, ha scatenato le proteste della popolazione americana: Floyd in realtà è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso, i manifestanti si stanno rivoltando contro il razzismo mai sopito verso gli afroamericani – esercitato anche e soprattutto dalle forze dell’ordine mediante abuso di potere – e un’amminastrazione che non sembra voglia accorgersi del problema. In questo contesto, nel pieno delle rivolte e delle manifestazioni di piazza, molto spesso è proprio la polizia che procede in violazione del Primo Emendamento della Costituzione americana arrestando e usando violenza contro manifestanti pacifici e contro la stampa (in questo senso nelle ultime ore si è mosso anche l’FBI). Sono proprio i reporter in questo periodo ad essere quelli più presi di mira.
Ecco cosa sta succedendo.
L’ultimo caso è quello di Linda Tirado, fotoreporter e attivista che ha perso l’utilizzo dell’occhio sinistro. A ridurla a cecità (probabilmente permanente) è stato un proiettile di gomma sparato proprio dalla polizia durante le proteste di Minneapolis, le altre ferite riportate hanno invece una prognosi di sei mesi.
Ma appunto, è solo l’ultimo caso. Nei giorni scorsi la giornalista Kaitlin Rust e il fotoreporter James Dobson di Wave3 News sono stati colpiti da proiettili al pepe sparati da un ufficiale dell’LMPD durante una protesta nel centro di Louisville. Tutto è stato ripreso dallo stesso Dobson e tuttora il video è reperibile sul sito dell’emittente.
Lo stesso giorno un’intera troupe della CNN è stata arrestata in diretta tv mentre riprendeva le rivolte a Minneapolis. Sono stati tutti rilasciati la mattina seguente ma la CNN è stata inequivocabile: Il reporter della CNN Omar Jimenez, che è nero e latino, e la sua squadra sono stati arrestati dagli agenti questa mattina a Minneapolis. Non lontano, il giornalista della CNN Josh Campbell, che è bianco, afferma di essere stato “trattato in modo molto diverso”.
Non solo, anche attorno alla Casa Bianca, proprio a Washington DC, la situazione è esattamente la stessa: i media sono considerati un pericolo.
Il video precedente è solo l’inizio: i due giornalisti Amelia Brace e Tim Myers di Channel7 sono stati nuovamente colpiti dalla polizia. Il caso ha sollevato numerose polemiche in Australia, tanto che il Primo Ministro Scott Morrison ha deciso di aprire un’inchiesta dopo che il leader dei laburisti ha chiesto al proprio ambasciatore a Washington di intervenire nella questione.
Anche due membri di Reuters TV sono stati colpiti da proiettili di gomma. Diversa la sorte del fotografo Lucas Jackson, che si è visto distruggere la macchina fotografica da un manifestante durante le proteste a Minneapolis.
Questo è il mestiere del reporter e del fotogiornalista, che sia svolto in USA o ad Hong Kong o nelle Filippine.
A voi – che rischiate la vita e la libertà per poterci permettere di vedere con i vostri occhi – va tutta la nostra solidarietà. Ma soprattutto “grazie”.