"I bambini che giocavano proprio qui, nel 1986 avevano più o meno la mia età: quanti di questi sono diventati adulti? E quanti, in questo momento, stanno vivendo una vita ‘normale’ ?”. Si chiedeva questo Alessandro Lucca mentre fotografava le bambole abbandonate in un asilo di Pripyat, in Ucraina, la più grande città fantasma al mondo a pochi passi da Chernobyl.
Il giovane fotografo di Germignaga (VA), dopo aver ottenuto i permessi speciali necessari e accompagnato da una guida ucraina, ha trascorso una lunga e intensa settimana a fotografare all’interno dell’area a soli 30 km dalla centrale nucleare, definita ‘zona di esclusione’, perché ancora oggi, a trent’anni dall’esplosione di quel 26 aprile, l’ambiente è ancora contaminato dalle radiazioni. Attraverso il suo obiettivo Alessandro Lucca osserva ciò che colpisce maggiormente di quello scenario, la desolazione degli edifici, i pochissimi anziani abitanti, e soprattutto tutti quegli oggetti parte della vita quotidiana che sono rimasti lì dov’erano al momento dell’esplosione, abbandonati. Delle bambole, un pianoforte, una cassa, una ruota panoramica. Questo progetto personale di Alessandro, fotografo di professione che lavora in diversi generi –ritratto, matrimonio, architettura, reportage, paesaggio, still life- fa parte dei suoi lavori personali ed è già una mostra itinerante: i prossimi appuntamenti per poter vedere ‘Chernobyl. I resti di un sogno’ sono a Varese presso lo Spazio Futuro Anteriore fino al 7 maggio e a Milano al Politecnico Bovisa dal 19 maggio al 9 giugno.