Panasonic Lumix LX100 II è una compatta tuttofare con vocazione da street camera presentata nel 2018, ben 4 anni dopo Lumix LX100.
Quello di Panasonic in questo frangente è stato un immobilismo buono: hanno deciso di non rinnovare una macchina vincente ed apprezzata dal grande pubblico fino a quando non ci sarebbero state delle migliorie che avrebbero reso necessario un upgrade di prodotto. I miglioramenti in questo caso non sono stati tantissimi, ma sono stati significativi.
Panasonic Lumix LX100II dispone di un sensore MOS Micro quattro terzi da 17 Mpxl ereditato direttamente dalla Lumix GX9 e già questa importante caratteristica segna lo stacco col passato: Lumix LX100 si fermava infatti a 12 Mpxl. Il processore delle immagini è un Venus Engine che supporta una raffica da ben 11 fps in AF-S e di 5.5 fps in AF-C: qui invece, nonostante sia aggiornato al 2018, la raffica non ha subito un upgrade rispetto al 2014 ma come vedremo in seguito uesti numeri bastano e avanzano per fare un certo tipo di fotografia. L’obiettivo è equivalente ad un 24-75mm f/1.7-2.8 composto da cinque lenti asferiche e due lenti ED, con una distanza minima di messa a fuoco di 3 cm. Aggiornata alle ultime funzioni è invece la modalità 4K Photo, cavallo di battaglia dei modelli Lumix, che ora supporta il Post Focus, il Focus Stacking e la Sequence Composition.
Panaosnic Lumix LX100 II non è variata rispetto ad LX100, per cui peso e dimensioni sono le medesime: compatta tanto da essere facilmente portata ovunque ma non leggerissima, come giusto che sia dato il taglio semi-professionale di questa compatta ad alte prestazioni. Inoltre è molto solida, costruita in maniera eccellente e con davvero poca plastica: a prescindere da sportellini, pulsanti e ghiere è infatti tutta in lega di magnesio. In gomma antiscivolo sono invece l’impugnatura anteriore e posteriore per il pollice.
Sulla parte superiore della calotta ci sono una slitta a caldo per il posizionamento di un flash, la ghiera dei tempi con il pulsante di accensione/spegnimento, la ghiera dello zoom coassiale al pulsante di scatto, il tasto iA (Intelligent Auto), la ghiera di staratura dell’esposimetro e poco sopra il pulsante scorciatoia Fn1. Sul retro troviamo il grande display da 3″ touch e altri pulsanti posti intorno a lui: sopra ci sono due scorciatoie (Fn5 ed Fn4), Rec (per la registrazione video) e AF/AE lock; a fianco invece il Q Menù (Fn2), il pulsante Play per accedere alla galleria, una scorciatoria (Fn3) e il pulsante per modificare la viasualizzazione a display delle informazioni. Al centro di questi ultimi quattro tasti troviamo Menù/Set per accedere alle impostazioni generali e una ghiera coassiale per modificarle. Inoltre, cosa da non trascurare, troviamo un piccolo ma molto luminoso mirino EVF (con regolazione diottrica), ideale per le giornate soleggiate quando il display diventa ingestibile: 2370k di punti con ingrandimento 0.73x. Ma altre funzioni si trovano sulll’obiettivo. Sul lato sinistro c’è il selettore della messa a fuoco: si potrà scegliere tra AF, AF Macro o Manuale. Un altro selettore si trova invece sul barilotto e serve per cambiare il formato dell’immagine: fermo il formato nativo 4:3 che sfrutta tutto il sensore da 17 Mpxl, ci sono anche 3:2 da 16 Mpxl, 16:9 da 15 Mpxl e 1:1 da 12 Mpxl. Subito sopra questo selettore si trovano due ghiere: la prima è quella di messa a fuoco – in modalità AF è demandata all’escursione dello zoom mentre in modalità MF alla messa a fuoco selettiva aiutato dal Focus Peaking; la seconda è quella per variare apertura, da f/1.7 ad f/16.
La risoluzione è davvero molto elevata ma soprattutto è costante fino agli 800 ISO. Da qui in poi comincia a ridursi sensibilmente fino ai 3200 ISO per poi diventare più costante tra questo valore e i 12800 ISO, punto che credo sia da considerare il vero limite di LX100 II (anche se, sulla carta, può spingersi fino ai 25600 ISO). Il rumore, inizialmente basso, si fa subito percepibile: il filtro antirumore comincia ad agire a 1600 ISO e riesce a seguire il calo di risoluzione abbastanza dolcmente fino ai 3200 ISO. Da questo valore in poi diventa molto visibile.
Al variare dell’apertura la risoluzione sulle tre focali si comporta in maniera molto differente. La miglior risoluzione si ha a 35mm già da f/2.8 (Serie 2) e mantenendosi a valori altissimi fino ad f/4, poi avviene un drastico calo che la porta ad essere la peggior opzione all’apertura minima. Come invece prevedibile in questo tipo di compatte, a 24mm (Serie 1) anche Lumix LX100 II dà il meglio da f/2.8 in poi fino ad f/5.6, dopo la risoluzione cala drasticamente. La focale tele da 75mm si comporta in maniera molto similare a quella grandangolare ma, pur dando i risultati peggiori da f/2.8 ad f/4, risulta sempre l’opzione migliore da f/8 in poi.
La distorsione è molto percepibile a barilotto mentre è totalmente trascurabile a cuscinetto.
La vignettatura non è estrema, ma risulta percebile alla focale da 24mm, mentre è quasi inestitente a 35mm e a 75mm.
In passato ero sempre molto scettico quando mettevo mano ad una Lumix: moltissime funzioni, a volte davvero eccessive, e gamma cromatica non proprio ottimale. Panasonic negli ultimi due anni ha però lavorato in maniera eccellente ed ora propone prodotti che sono intuitivamente più utilizzabili, e qui mi riferisco alle svariate opzioni di scatto e video ora meglio organizzate nei menù, ma soprattutto che producono un file immagine estremamente pulito e dai colori ricchi, leggermente “saturi ma non troppo”. Come ho già detto in passato, il lavoro svolto sulle nuove Lumix è stato importante da parte di Panasonic: su Lumix G9 è stato tale da rendere una macchina Micro quattro terzi, solitamente vista “di sbieco” data la dimensione ridotta del sensore, un’opzione davvero percorribile per un fotografo professionista; non parliamo poi di Lumix S1, un prodotto che darà del filo da torcere a tutta la concorrenza mirrorless Full frame.
Rispetto al passato, il Menù è stato snellito, è più ordinato e piacevole, eredità diretta di Lumix GH5 modello con cui Panasonic ha iniziato a rendere più intuitiva l’interfaccia tramite le etichette. Ma, a parte quando bisogna modificare le impostazioni di utilizzo generale, è il Q (Quick) Menù ad essere il più gettonato per quelle di scatto. Una volta premuto vi si trovano: Stile foto (Standard, Vivide, Naturali, Monochrome, L-Monochrome, L-Monochrome D, Panorama, Ritratto e Custom) formato video, risoluzione immagine (grande, media e piccola) formato immagine (jpeg fine e standard, Raw + jpeg fine e standard, Raw) modalità AF (Face/Eye Detection, Tracking, 49 aree, multipla, centro e selettiva) esposizione, gamma ISO e bilanciamento del bianco. Il Q Menù è quindi ricco di opzioni per la variazione dei parametri e per un utilizzo “on the go” basta e avanza; inoltre è preimpostato sul pulsante Fn2, ma si potrà spostare su qualsiasi altro pulsante Fn. La cosa che più mi piace su modelli simili è l’anello che controlla l’apertura posto sul barilotto dell’obiettivo, per chi scatta spesso in priorità A o in modalità manuale è un plus davvero incredibile. Ad f/1.7 si può scattare solo a 24mm, tutte le altre focali sono coperte da f/2.8 fino ad f/16. Il sistema AF è estremamente veloce ma soprattutto è affidabile nonostante sia con tecnologia DFD (quindi a contrasto) e non a rilevamento di fase a sensore. Un esempio pratico l’ho avuto durante una prova di scatto ad inseguimento utilizzando il Face/Eye Detection: il fuoco segue il soggetto – nel mio caso erano in bicicletta o a piedi di corsa – costantemente e in maniera precisa, per cui eseguire una foto a simili soggetti con questa macchina diventa estremamente facile. Su un sensore così grande infatti è stato possibile implementare ben 49 aree di messa a fuoco che si rivelano estremamente funzionali in simili contesti. Ovviamente la strada ancora più facile è l’opzione 4K Photo, una funzione che è bene ricordare si trova solo sulle macchine Panasonic: si registra un breve video in formato 4K e successivamente si estraggono i frame desiderati. Occhio però, perché la macchina in questi casi registra un file video per cui l’etrapolazione delle foto è fattibile solo in camera.
I colori sono abbastanza fedeli ma lievemente saturi, soprattutto i toni del blu. Per carità non sono fastidiosi, però in modalità Standard già si fanno vedere parecchio per cui non consiglio di esagerare spingendosi alla modalità Colori Vividi. Non sembra perdere colpi né in forte luce né quando questa comincia a calare e la risposta è sempre veloce.
Le dimensioni molto discrete e il peso complessivo ridotto la fanno un’ottima compagna per la street photography. Ma non è tutto rose e fiori, ad essere pignoli qualche pecca c’è. La più vistosa a mio parere è la mancanza di un display basculante: come avevo già detto quando provai Fuji XF10, su questo tipo di macchine dovrebbe essere uno standard assodato. Ma se a Fuji questa mancanza si scusa di più, vuoi per le dimensioni contenute del corpo (l’ottica è fissa e lo zoom è un crop sul sensore, na comunque è una APS) vuoi per il prezzo davvero basso per un prodotto simile, a Lumix LX100II questo aspetto si fa fatica a perdonare: lo spazio per implementarlo ci sarebbe. Ma almeno questo monitor è touch, per cui variare il punto di messa a fuoco mentre si guarda nel mirino è molto facile. La seconda pecca è poi proprio il prezzo abbastanza elevato (poco meno di € 1000): per una cifra simile al giorno d’oggi ci sono varie soluzioni, anche con sensore più grande. Qualcuno dirà che ci sono anche modelli che costano uguale e che sono ad ottica intercambiabile, ma non sono un vero termine di paragone a mio parere: stiamo pur sempre parlando di una compatta zoom ed il confronto va fatto con le variabili che si trovano in questa categoria.
Panasonic Lumix LX100 II non mi ha deluso affatto, anzi. È un prodotto ben costruito, solido e con migliorie giuste dove servivano ovvero un con un sensore con una maggior risoluzione, un nuovo processore e aggiornate funzioni 4K Photo. In ben 4 anni, un lasso di tempo considerevole, Panasonic non ha fatto quindi grandi stravolgimenti..e a mio parere non ha fatto male, gia Lumix LX100 era un ottimo prodotto. L’unica vera mancanza per una macchina di recente fattura è il display basculante, un po’ un autogol su un modello con vocazioni da street.